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NETTUNO
OTTO/'900

Persone, storie e tradizioni
a Nettuno nel 1800-1900

di AUGUSTO RONDONI

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31 - "Pantanara" e la "Bruschina"


Giovanna D'Alessio, una vecchia quasi centenaria quando mori nel 1936.
Gli anziani la ricordano ancora con la tegola bianca sulla testa e la pollacca nera del suo paese d'origine. Molto grinzosa sul viso, quasi incartapeconita, come i volti della nostra gente di mare.
Proveniva da Pettorano sul Gizio, un paesino dell'Abbruzzo, e capitò nella tarda metà del diciannovesimo secolo, a tagliare legna per fare carbone nell'immenso entroterra boschivo nettunese. La conoscevano tutti col nome della "Pantanara". Fra sposata con Angusto
Bonitabus dal quale ebbe una figlia Maria Cristina, giovane, forte, energica e decisa di cambiare in meglio la sua vita.
Questa nel 1900 sposò un fabbro di Rocca Massima un certo Giuseppe Bruschini,. e perdurando in lei gli intenti di sfondare, e di migliorare ad ogni costo, s'inventò di mettersi in commercio, vicino alla bottega del marito, nei pressi del Municipio, organizzando una vendita di detersivi, con la fabbricazione della liscivia e l'affitto di tini occorrenti per il bucato, proprio dov'era il fosso che alimentava la "Forma" (nuovo lavatoio comunale). Per svariati anni vissero tutti stipati in un basso, alla Fontana Vecchia.

Dal matrimonio nacquero Augusto, che fece per alcuni anni il mestiere del padre; "Checchino", Margherita e Giovanna.
Il commercio ed il lavoro della bottega di fabbro, risolsero a risparmiare quel tanto da potersi permettere di acquistare un terreno quasi adiacente, dove più tardi vi costruì un villino. Non esitò a cambiare attività, mettendo un negozio di ortofrutta, tutt'ora in essere dagli eredi, nel quale assorbì tutta la famiglia.
Le forniture militari e lo sviluppo continuo di Nettuno, le permisero di allargarsi. A Nettuno e fuori la soprannominarono la "Bruschina", per la sua rigidità nei suoi proponimenti era severa anche in famiglia. Praticamente un despota. Guai a chi la contrariava. D'estate, come del resto tanti nettunesi, si arrangiava riducendosi in una cantina e fittava l'appartamento ai villeggianti. Un'estate le capitò di fittare l'appartamento ad un rappresentante di commercio, un giovane incallito che in quel periodo perse tutto al gioco, i propri soldi e quelli della ditta, per cui in un momento di sconforto, si tolse la vita, impiccandosi, nel suo appartamento.
La cosa fece scalpore e diede fastidi giudiziari alla padrona di casa, che furono dipanati presto
Si disse poi, a Nettuno, che la fortuna della "Bruschina" era derivata dal fatto che le era rimasta in casa la corda dell'impiccato.
Devotissima alla Madonna, portava quasi ogni giorno i fiori al Santuario, ed a maggio la si vedeva sempre in processione scalza con un enorme cero che deponeva poi ai piedi dell'Icona.





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