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NETTUNO
OTTO/'900

Persone, storie e tradizioni
a Nettuno nel 1800-1900

di AUGUSTO RONDONI

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INDICE
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16 - Consuetudini andate in disuso


La festa di San Biagio

Ogni anno, il giorno 3 febbraio, si celebrava la festa di San Biagio, per il quale i Nettunesi hanno sempre nutrito particolare devozione. Nell'omonima chiesetta in località S: Barbara, poi demolita nel 1854 perchè fatiscente, i Nettunesi vi si recavano nelle prime ore del mattino, prima di andare in campagna, per ricevere la sacra unzione con l'Olio benedetto mediante un candeletta stearica della Candelora.

 

Scopo dell'unzione era quello di propiziarsi la protezione di San Biagio contro i mali di gola. Difatti il prete diceva :<< Per intercessionem S.cti Blasii Martiris liberet te Deus ab omni malo gutturis... Amen>> Nei tempi successivi, la cerimonia si è poi svolta sempre nella chiesa di San Giovanni.

 

 

 

Le ceneri

Altra consuetudine, molto più in uso allora che ai nostri giorni, era quella di recarsi a San Giovanni, nel Mercoledì delle ceneri ( giorno dedicato all'astinenza! ) per farsi spargere nei capelli un pizzico di ceneri benedette, dell'anno precedente, e ricordare, così, la caducità della vita: << Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris >>

 

La festa di San Nicola

Vi era poi il 6 dicembre la festività di San Nicola. La ricca chiesa, già abbazia, dedicata al Santo fin dal 1100 quasi totalmente distrutta, mostra ancora ben visibili due mura perimetrali, in via Santa Maria ad angolo con via Cavour, all'interno del Parco dell'ENEL. Essa fu sconsacrata nel 1860, quando fu trasferito il cimitero civile nell'area dell'ex Cenobio di S. Maria del Quarto, e ridotta a casa di accoglienza e magazzino di pelli. Anticamente vi officiava la S. Messa solenne l'Arciprete di San Giovanni, con tutto il capitolo dei canonici; veniva distribuito a tutti i presenti il pane benedetto.
Il rito continuò in seguito ad essere officiato nella chiesa di San Giovanni.

La <<merca>>

Era una specie di corrida che si faceva periodicamente a Conca (ora Borgo Montello) nella tenuta del Conte Gori-Mazzoleni e all'Acciarella, di proprietà dei principi Borghese. Consisteva nella timbratura, mediante un ferro infuocato, sul posteriore degli animali, più che altro bovini. Costituiva un richiamo d'attrazione notevole; i Mercanti di campagna davano spunto alla borghesia romana di recarsi a fare una scampagnata nel periodo di autunno. Venivano anche organizzate corse campestri, corse al sacco, tiri al bersaglio. I padroni delle tenute invitavano intere famiglie di aristocratici a succulenti banchetti imbanditi all'aperto e a battute di caccia al fagiano e alla lepre.





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