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NETTUNO
OTTO/'900

Persone, storie e tradizioni
a Nettuno nel 1800-1900

di AUGUSTO RONDONI

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INDICE
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03 - Fine Ottocento


Le ragioni fondamentali che determinarono l'espansione urbanistica di Nettuno, nel primo novecento, furono varie e concomitanti.

 

Prima di tutto il trasferimento del Cimitero civile dalla "Sgrillara" in vicinanza del Borgo, tra l'Abbazia di S. Nicola e la piccola chiesa di S. Croce (all'uopo sconsacrate), a seguito della decisione presa con ordinanza del 1860 a causa dell'aria poco salubre. Il cimitero fu allora spostato più avanti, nell'antico cenobio di S. Maria del Quarto, dopo che era stata restaurata e riconsacrata l'antica chiesa, che era stata ridotta a casino di caccia dai Colonna, un tempo signori di Nettuno.
Successivamente l'istallazione della nuova ferrovia di collegamento tra Nettuno-Roma, Via Albano, realizzata nel 1884, dall'allora "Società Veneta", che soppiantò presto i vari servizi settimanali delle diligenze. La permanenza dell'esercito con l'impianto dell'Artiglieria e del suo "Campo Sperimentale", deliberata nel 1888.

 

La luce elettrica nel 1890, generata da due grossi motori a gas povero (carbone) che producevano corrente e frastuono, e che furono istallati in Via Santa Maria, angolo Via dell'officina (oggi Via Don Minzoni).
La costruzione del nuovo Ospedale-Sanatorio di Orsenigo, tra la Via per Roma e la Via dell' Olmata, adiacente alla strada ferrata.
L'innalzamento dell'acqua potabile, proveniente da Fontan di Papa, nel Bottino (costruito a fianco della chiesa di S. Croce), che l'erogava dall'alto, a tutto il paese.
L'entrata in funzione della Tramvia elettrica, che congiungeva Nettuno alla vicina Anzio. L'opera fu realizzata dalla Ditta “Andreucci-Allegra e C” nell'estate del 1910: esemplificò i problemi inerenti ai trasporti delle derrate al mercato di Anzio, con lo spostamento minuto del traffico locale.
Fece infine il resto l'atavica volontà del popolo e del contado nettunese per rendersi indipendenti dopo secoli di vassallaggio e duro lavoro, vessati sempre tra Principi e Congregazioni pontificie, neanche quest'ultime tanto tenere, e provati più volte da scorri-bande saracene.
Fu allora che i Nettunesi risorsero a nuova vita, sempre devoti alla loro Madonna, per fiorire per conto proprio nella loro tanto amata terra.
Nettuno, all'epoca della costruzione del nuovo Municipio, ultimata nel dell' 1911 dalla Ditta Fmìlio Rosa, aveva poco più di seimila anime, quasi tutte contenute tra le mura del Borgo.
A ponente arrivava all'altezza della Stazione ferroviaria, San Francesco, Palazzo Giacchetti ed al principio della via dell'Olmata, dove esistevano già . moli altri insediamenti come il palazzo Enzoli, Trovarelli, i villini Talenti, della marchesa Del Bufalo, della contessa Papatopoli, marchesi Spinola e Della Scala, del conte Altierì, D'Alena, Qttolini, Bartoli, Camerata e l'Ospedale delle Orsenigo, dove morì la giovane Maria Goretti.
Proseguendo per la litoranea fino ad Anzio, s'incontrava il palazzo Castellani e un gran fiorire di ville e villini, costruiti a picco sul mare, fino a Villa Colonna, di facoltosi romani, su antiche vestigia, invogliati dall'avventodella ferrovia.
A tramontana arrivava fin verso il vecchio cimitero, nell'entroterra nettunese, dov'era la Sgrillara, con vigne e canneti, l'isolato del sor Emilio Ottolini (che inizialmente fu progettato dall'ing.Boccolini come casermadell'esercito, soppiantata dalla caserma Tofani, dentro il Poligono, ora proprietà Lauri); la Villa Donati, la Cappella di San' Giacomo, rade cantine in
muratura e sperdute baracche.

 

Mentre a Levante, invece, terminava poco prima del Municipio, dove correva un fosso, coperto nell'ultimo tratto, che cadeva a mare rasentando il bastione orientale del Borgo. Nel suo corso, pressappoco quello dell'attuale Via Napoli, all'altezza di Via dei Latini, sfiorava l'orto-giardino del maresciallo Ciglione. A cielo aperto vi era la "Forma", dove le nettunesi andavano a lavare i panni (lavatoio comunale coperto, con vasche). 1884
Verso la fine di Via dei Latini (cx Via del Mattatoio) vi era il nuovo molino elettrico di Crispino Visca, detto Nino, sposato con Emma Sbarigia dalla quale ebbe i figli Ennio (compianto sindaco di Nettuno perito tragicamente), Anna, Maria e Iole. Di fronte, la "Caciara" di Porfirio Ottolini, che era divisa dal Vicolo degli Etruschi, con "l'ammazzatora" dove era il cancello detto d'entrata. 11 Mattatoio comunale, il cui capo era Pasquale Cancelli, si delimitava su Via dei Latini, su Via dei Volsci, e fino all'argine del fosso (Via Napoli), dove, lungo una striscia di fabbricato,erano stati ricavati i gabinetti pubblici di decenza
Un blocco di caseggiati, casette e botteghe si protendeva verso lo spiazzo del Municipio, fin quasi dove ora è il monumento ai caduti; là, all'angolo dell'argine opposto del fossa, vi erano Augusto Bruschini e Vincenzo Sanges, detto "Cencio", che facevano i fabbri e ferravano i cavalli; sempre lungo l'argine vi era il laboratorio marmi di Alfredo e Mario Soldati, rilevato più tardi da un pollarolo di Alatri. Si arrivava così dalla "Bruschina" che fabbricava detersivi e vendeva la "liscivia" improvvisata ed altro, affittando inoltre tinozze per il bucato.
Dall'altra parte, sullo spiazzo del Municipio, c'era l'orto ed il frantoio delle olive dei Brovelli e appresso due baracche: una per la rimessa dei cavalli e l'altra per i foraggi. Dopo di che, un'infinità di orti e canneti.


Sulla strada per San Rocco (chiamata Via Durand de la Penne) alcune rade costruzioni, tra le
quali spiccava il villino Silvestri; e proseguendo si varcava il ponte sul Loricina, per arrivare all'antica chiesina dell'Annunziata, retta dai frati di San Rocco (o Padri Passionisti) fin dal 1884, denominata già allora Santuario di N.S. delle Grazie, ricostruito dalle fondamenta nel 1912.
Aggirando il così detto "Colle di San Rocco", dopo circa due chilometri di strada bianca battuta, si giungeva al "Campo Sperimentale'' dell'Artiglieria (Poligono di Tiro) ch'era stato insediato nelle terre dell'Università Agraria, incontrando prima del rettilineo la "Villa dell'americana" (ora Scacciapensieri) e qua e là alcune baracche di legno e capanne con vigne e canneti, lungo il percorso. Dopo di che, folte vegetazioni palustri che preannunciavano i miasmi della malaria delle Paludi Pontine.

Gli utenti dell'U.A. (ente terriero di Nettuno) sentendosi allora defraudati di tutto il eomprensorio dato all'esercito, per il Campo Sperimentale, coniarono queste strofe:

"Nettunesi sordi e muti, sete tutti cotti e crudi;
nun vedete al presente dell'Agraria il Presidente?
Certo, la cassa dovrà votare per il campo sperimentale.
Tra la Seeeia ed i Cioccati semo tutti rovinati
dar Quartaecio a Col Rovito mette tutto un appetito!"





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