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NETTUNO
OTTO/'900

Persone, storie e tradizioni
a Nettuno nel 1800-1900

di AUGUSTO RONDONI

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49 - Angelo Castellani


Autentico nettunese, figlio di contadini, partì volontario, arruolandosi nell'esercito, per amore della musica. La sua carriera fu rapidissima, e in poco più di dieci anni, da primo clarinetto che era, conquistò, in primis, il posto di Capo-Musica del suo reggimento.
Dalle cronache giornalistiche d'allora, Nettuno, sensibile dell'exploit del proprio concittadino, si espresse ufficialmente ma in forma privata, per reclamarlo ed averlo a capo della Banda cittadina.
Ma il Castellani, ancor giovane, preferì estraniarsi del tutto, seguitando a riscuotere innumerevoli attestazioni nel mondo musicale. Ritornò a Nettuno a 58 anni, quando sentì l'irrinunciabile nostalgia paesana, subissato dalle continue richieste, trascurando le proposte di gran lunga superiori a quelle che l'aspettavano in patria.
In brevissimo tempo riorganizzò la banda Cittadina a tal punto, che riscosse, insieme ai suoi componenti, eccezionali e strepitosi successi.

 

 

In quei cinque anni che andarono dal 1921 al '25, con i suoi concerti, nei servizi di piazza, dove era stato apprestato un palco permanente, fu messaggio raffinato di cultura sotto tutti i punti di vista, L'elevatezza tecnica, l'intonatura perfetta e l'irreprensibile esecuzione del complesso fece onore e scalpore tra i paesani, villeggianti ed amanti della musica di località vicine. Purtroppo, nel 1926 per un diverbio (probabilmente un dissenso politico)avuto con l'allora Commissario prefettizio, rientrò a Vigevano, dove l'aspettavano a braccia aperte, seguitando a raccogliere trionfi. Alla scadenza del triennio successivo, pressato a viva voce e per iscritto degli amici locali e sollecitato da un contratto vantaggioso (almeno sulla carta) dell'amm/ne comunale, tornò, ma allo scadere di esso non gli fu più rinnovato.
In quel periodo aureo la Banda cittadina, sotto la bacchetta del M0 Castellani, si esibì in una quantità di 'concerti prestigiosi, come quello del 1931, eseguito nel Forte Sangallo (di proprietà del barone Alberto Fassini), in onore della regina Maria di Rumenia.





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