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NETTUNO
OTTO/'900

Persone, storie e tradizioni
a Nettuno nel 1800-1900

di AUGUSTO RONDONI

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14 - L'isolotto


L'isolotto della Piazza Umberto I°, divideva la toponomastica attuale con un blocco costituito da botteghe, cantine, seminterrati e caseggiati sovrastanti (che erano più che altro catapecchie) ed occupava praticamente tutto il marciapiede dove ora c'è l'edicola di Vittorio Cibati, fino al limitare del chiosco dei fiori di Peppe De Luca. Quel blocco fu demolito nel 37 contemporaneamente allo ammodernamento di Piazza San Giovanni.
Era una spina che creava la diramazione sul Corso Vittorio Emanuele III°, per chi proveniva dalla Via della Stazione (ora tutta Via Gramsci) che immetteva nel Largo Duca D'Aosta, antistante il Comando dell'Artiglieria, e proseguiva per Via Duca degli Abbruzzi, verso la marina, che ora ha preso il nome di Via della Resistenza nettunese (dov 'era il bel palazzo Canestrelli); oppure si deviava su Via Duca d'Aosta, a ridosso delle mura castellane (dove sostavano le carrozze di piazza e più tardi, nel 1910, la tranvia con i suoi scambi) per confluire in P.zza Umberto 1° (ora P.zza Mazzini) dov'era il capolinea Nettuno-Anzio.

Su tale piazza si affacciava la tabaccheria di Giuseppe Tersigni, detto il "Ciociaro" (perché originario di Pescosolido), che aveva preso in moglie Maria Stella Sarrccchìa da cui ebbe i figli Alfonso, Tommaso, Santina e Palma. Costui vendeva caffé, liquori, biscotti, marmellate ed altro ed aveva una terza porta sul Corso: proseguendo ci si imbatteva in un portoncino dove abitava Bruno Belleudi ed Augusta Latini con i figli Giulio, Roberto, Mario, Maria, Edda e Carlo; appresso si incontrava subito la scaletta esterna che conduceva all'Esattoria Comunale ed alla abitazione di Alfredo Lauri ed 01-ga Pasquali con il figlio Angelino. Seguivano: nel sottoscala, in un buco, c'era la madre di Mariano "Palletta" che vendeva le "callarroste", dove poi mise il deschetto di calzolaio Angelo Fumi; la pizzicheria di Angelo Zecchinelli, noreino, che aveva per moglie Frmelinda Tamburrini con i figli Fulvia, Franco, Aniceto e Laura; i "napoletani" Vincenzo e Salvatore De Palma, il secondo dei quali veniva chiamato "Tore", (costui aveva una grossa natta penzoloni sull'orecchio destro) i quali vendevano frutta di stagione e frutta secca; poi il portoncino, dell'abitazione di Luigi Valeri, impiegato comunale all'assistenza con sua moglie Isabella; la "Trattoria dei spaghettari" tenuta da Aurelio e Marietta Petrini; ed in basso, l'osteria del "Grottino" gestito da Costantino Cipriani e più tardi da Tomàssino ed Ada Di Pietro; il barbiere Giuseppe Papini con le due belle figlie, che aveva un lavorante soprannominato "64 Denti"; la Pizzicheria di Raniero Anselmi gestita insieme alla moglie Zelinda Monaco ed ai figli Arnaldo, Vittorio e Mario; infine il portoncino dell'abitazione di don Andrea Lotti (che vi risiedeva prima che il fratello Giuseppe costruisse la villa in Via Santa Barbara).

Nel Largo Duca d'Aosta, davanti il Comando dell'Artiglieria (costruito nel 1892) d'angolo con il Corso, vi era l'altra porta della pizzicheria Anselmi e a tracantone con la Via Duca d'Aosta, vi era Leopolda D'Orso, sposata con Nunzio, dal quale ebbe Iole, Fernanda, Elisabetta e Paolina; ella vendeva pane, ciambelle cresciute, maritozzi e cuoceva anche testi in soccida. Più tardi lo stesso locale fu trasformato in pescheria da Gabriele De Lucia e Savina Podagrosì, che avevano i tigli Lisa, Amleto, Silvio, Franco ed Emilia.
Per Via Duca d'Aosta, dov'erano i binari e scambi della tramvia, vi era il portoncino dell'abitazione di Leopoldo Cibati detto "Vaporetto", sposato con Palmira Calaluca e i figli Mina, Giuseppina e Nicola; e la friggitoria di Felicetto Santucei, sposato con Barbara Amicueci i cui figli erano Dinamo e Folgore; vi erano anche le uscite del "Grottino", degli Spaghettari, della barberia di Papini, che aveva una sola finestra, e l'uscita secondaria del norcino Zecchinelli.

 





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