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NETTUNO
OTTO/'900

Persone, storie e tradizioni
a Nettuno nel 1800-1900

di AUGUSTO RONDONI

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11 - a le Ferriere


Il 5 di luglio del 1902 avvenne un fatto clamoroso e scandaloso che suscitò per tutte le zone limitrofe scalpore e costernazione, con echi anche sulla stampa nazionale dove venne riportato il fatto.
Nell'antica cascina delle Ferriere di Conca, un certo Alessandro Serenelli, sventurato ventenne, inferse con un punteruolo ben 14 colpi al ventre di Marietta Goretti, appena dodicenne, riducendola in fin di vita, per essersi opposta e resistito, con serena fermezza, ai suoi reiterati assalti vogliosi.
Le due famiglie Goretti e Serenelli convivevano nella cascina, sotto lo stesso tetto, ed erano soci nella mezzadria, alle dipendenze del conte Attilio Mazzoleni. La società era stata fatta da Luigi Goretti, con numerosa famiglia, e da Giovanni Serenelli, che aveva un figlio solo: Alessandro.
Trascorse appena un anno quando Assunta Goretti rimase vedova del marito, colto dalle febbri di malaria che infestavano la zona. Si dovette sobbarcare a lavorare la terra al posto del marito, con l'assenso del padrone, per tirare avanti la propria famiglia. Incaricò Marietta di accudire alle faccende domestiche ed ai fratelli e sorelle più piccole.
La ragazzina si trovò, dall'oggi al domani, a rigovernare una casa dove vivevano tutti quanti.
Un carico spropositato per una bambina decenne. Per fortuna era timorata di Dio ed aiutata, nelle cose più pesanti, dalla madre.
Oltre ai fratelli Angelo, Sandro, Mariano e le sorelline Ersilia e Teresa, doveva accudire anche al sor Giovanni (che era vedovo) e ad Alessandro Serenelli (che più tardi divenne il suo carnefice). La casa era enorme, di sette stanze, che giornalmente doveva rassettare, poi doveva pensare a fare il bucato e rammendare; e a preparare i pasti. Ciò nonostante divenne presto una piccola massaia, pur rimanendo una bambina.
Aveva fatto da poco la Prima Comunione quando avvenne l'ineluttabile. Fu soccorsa e trasportata, su di un'ambulanza a cavallo, alcune ore dopo, presso l'ospedale "Qrsenigo" di Nettuno, dove nonostante l'amorevole intervento di P. Martino Guijarro dei "Fate-ben-fratelli", decedette.
Nel morire, ebbe la forza e la serenità di perdonare addirittura al suo uccisore.





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