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I CORSARI DI
TORRE ASTURA

di Antonio Pagliuca

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23 - L'ammiraglio, un pesce fuor d'acqua


Un'ora dopo l'uscita di Leonardo dallo studio del contrammiraglio, Ismael Kania, ritenuto uno dei più geniali strateghi della marina militare turca, questi non era ancora riuscito a trovare modo e parole per comunicare a Teresa, senza procurarle deliquio e svenimento, che suo figlio Sebastiano, il mille volte pianto figlio Sebastiano, si trovava a mille passi appena da lei e respirava la sua aria. Il bravuomo proprio non ci riusciva a mettere insieme le poche parole per comunicare alla donna l'arrivo del figlio, senza fulminarla.

Crucciato con sé stesso, andò in camera e si mise a letto, sperando che la notte gli portasse consiglio. Ed il consiglio gli arrivò, infatti, la mattina seguente non dalla notte, ma dalla moglie Ayla che, come tutte le mattine, era andata a svegliarlo col caffè alle sette in punto.

Mentre sorseggiava la calda bevanda, l'ammiraglio raccontò alla moglie quanto gli era stato narrato da o Leonardo e le parlò della decisione di comunicare personalmente a Teresa l'arrivo dell'altro suo figlio.

Dopo mille esclamazioni di incredulità, di meraviglia e di colorite giaculatorie di ringraziamento ad Allah ed a Maometto, la pratica signora consigliò al marito di mettere al corrente della cosa Assunta la quale, conoscendo bene la madre, sapeva come trasmetterle la notizia senza provocarle un accidente.

Detto, fatto! Ayla chiamò Assuntina e la condusse nello studio del marito, dove questo si era messo ad attizzare con le molle il fuoco che tutte le mattine Teresa accendeva un'ora prima che l'ammiraglio si alzasse.

Indossati cappotto, guanti e berretto, il contrammiraglio uscì con la giustificazione della prima preghiera canonica, facendo, come suoi dirsi, una ritirata strategica.

L'insolito andirivieni ed il cigolio delle porte avevano svegliato Selma, che vista l'amica schiava, la seguì nello studio del padre per proseguire insieme il ricamo di una tovaglia.

Prima di iniziare il lavoro, la padrona di casa invitò sua figlia a recitare la preghiera canonica del mattino.

Mentre le due musulmane recitavano la prima " sura " del Corano, Assuntina si fece il segno della Croce e, inginocchiatasi in un angolo, recitò con fervore la breve preghiera del mattino.

Terminata la preghiera, Ayla chiese ad Assuntina:

- Per chi in particolare hai pregato oggi?

- Oggi ho pregato per noi tutti, come sempre, ma in particolare per " mamma Teresa " che, all'avvicinarsi del santo Natale, diventa triste e piange per il figlio lontano.

- Spesse volte - proseguì la padrona di casa - mi hai detto che la fede d'un cristiano può spostare anche 1 e montagne...

- E' vero!

- Che faresti tu, se il tuo Dio, che tu preghi con tanto . fervore, ti facesse incontrare tuo fratello Sebastiano?

- Dove? ...Qui, ad Antalya?

- Sì, qui, ad Antalya. Oggi!

- Piangerei... piangerei per la gioia!

- E che farebbe tua madre Teresa?

- Morirebbe, se le si presentasse all'improvviso!

- Allora, è meglio che se ne stia a Nettuno! - esclamò Selma, ignara.

- Ma, perché mi fa, e per la prima volta, queste strane domande, mia signora? ...Ha saputo .qualche cosa di mio fratello Sebastiano?

- Niente di preciso..

- Ma, allora, ha saputo veramente qualcosa?

- Ti ripeto: niente di preciso, Assuntina mia... Ho saputo, però, che un giovane di Nettuno si trova qui, ad Antalya.

- Libero o schiavo?

- E' un giannizzero e, pertanto, libero!

- Non può essere mio fratello, allora!

- E perché mai non potrebbe esserlo? - interrogò Selma.

- Pare che sia un giovane che, suppergiù, ha l'età di Leonardo - aggiunse Ayla.

- Dio mio! - esclamò Assuntina!

- Possibile mai? - le fece eco il grido rauco di Teresa che, entrata dì soppiatto nello studio, si era messa ad ascoltare tenendo in braccio una fascina di frasche per ravvivare il fuoco nel caminetto.

- Teresa! - gridò suo malgrado la signora Ayla.

- Signora, - esclamò la povera donna ansiosa - è vero quel che state raccontando?

- Dovrebbe essere vero certamente, se è stato Leonardo a darne notizia a mio marito, l'ammiraglio.

- Leonardo?... E' qui Leonardo?... E' tornato?

- Mio marito mi ha pregato di non farlo svegliare, essendo tornato molto tardi a casa.

- Se è stato Leonardo a riferirlo all'ammiraglio senza dire niente a me - disse, sconsolata, la povera Teresa - non può trattarsi del mio Sebastiano!... Io, comunque, vorrei poter parlare col giovane di Nettuno per chiedergli se sa qualche cosa di mio figlio e di mio marito!

- Mio marito mi ha avvertito di dirti che certamente ti farà incontrare col giovane di Nettuno. Anzi, ha esortato Leonardo di andare a prenderlo e portarlo qui, perché tu ed Assuntina possiate vederlo e parlargli.

- Conosce, signora, il nome del giovane?

- Sì; ha lo stesso nome di tuo figlio: Sebastiano.

- Ma, Sebastiano è mio figlio - esclamò la povera donna appoggiandosi allo stipite presso il camino - E' mio fi... No, non può essere... Come potrebbe esserlo?... Leonardo, me lo avrebbe detto... Corro a svegliarlo. Voglio sapere! Voglio vedere... Madonna delle Grazie, aiutami tu!

Anche Azim aveva udito le ultime parole dette da Teresa mentre entrava nello studio del padre; perciò le disse:

- " Mamma Teresa " - anche Azim chiamava così la donna - andrò io a svegliare Leonardo. Aspettaci qui. Verremo subito!

Teresa, in preda ad un comprensibile orgasmo, non seppe trattenersi dal chiedere, dall'imprecare, dal supplicare! Sollecitava la risposta di Ayla e dì Selma in nome di Maometto e quella di Assuntina in nome della Madonna delle Grazie. La poveretta "non sapeva se piangere o ridere, se inveire o scongiurare. Teneva fisso il viso alla porta d'ingresso, gli occhi spiritati, i capelli scomposti, le braccia imploranti.

Ayla e Selma cercavano di calmarla con le parole e con gli abbracci ed Assuntina con le carezze e con i singhiozzi, ma non ci riuscivano.

Per l'arcana intuizione, propria delle mamme, Teresa aveva avvertito che il figlio le era vicino... che presto lo avrebbe riveduto.

Quando sulla soglia comparve Leonardo accompagnato da Azim, la povera donna, con uno scatto felino, gli si lanciò al collo, implorando:

- Dimmi se è Sebastiano. Dimmi: è lui?

- Chi? - chiese Leonardo, facendosi forza per non scoppiare in lagrime.

- Sebastiano!... Non è il mio Sebastiano il giovane di cui hai parlato all'ammiraglio?

- Calma, calma " mamma Teresa ". Se non ti calmi, come potrai ascoltare quel che ho da dirti?

- Sì, sì; parla, figlio mio. Farò come tu dici... Sarò calma; ma tu parla, in nome della Madonna.

- Ora sì che va meglio! La Madonna è stata sempre buona con noi e ce lo ha dimostrato in cento occasioni...

Vedrai che ci farà riabbracciare anche Sebastiano.

- Ma, allora, quel giovane non è lui? .

- Ho, forse, detto che non è lui?

- E' lui?... E' lui, il mio Sebastiano?... Figlio mio, non mi torturare... Perché mi torturi?

- Mamma Teresa, se stai calma, andrò a prenderlo e te lo condurrò. Si tratta di un giovane nettunese che si ricorda molto bene di te ed anche di me... A Nettano giocavamo insieme qualche volta.

- E' nostro parente?

- Si.

- Ma io non ho a Nettuno parenti o figli di parenti miei che si chiamino Sebastiano, come mio figlio.

- Allora... allora... - e qui Leonardo fece uno sforzo sovrumano per non scoppiare in lagrime - si tratta proprio di Sebastiano... del tuo Sebastiano!

- Figlio... figlio mio adorato... - gridò Teresa in preda all'isterismo mentre gli occhi di chi le era intorno luccicavano di lagrime - figlio, anima della mia anima... - Poi, rivolta ancora a Leonardo - Conducimi da lui. Presto. Che cuore hai?... E, voi che piangete, non avete nessuna pietà di me?... Portatemi da mio figlio.

Quando l'ammiraglio rientrò dalla moschea trovò tutta la famiglia in lagrime; persino Azim, che fra tutti era il più forte di carattere, piangeva come un bambino.

Nel vederlo comparire sulla soglia, Teresa gli corse incontro, lo afferrò per le mani, gliele coprì di baci e di lagrime, gridandogli:

- Signore mio, questi non vogliono condurmi da mio figlio!

- Le hai già detto... - domandò l'ammiraglio a Leonardo.

- Lo sa, mio signore. Ora, col suo permesso vorrei poterlo condurre qui, da mamma Teresa.

- Con te verrà Azim. Prendete il calesse per far più presto!

- Dio ti benedica, signor ammiraglio! Che la Madonna di San Rocco si prenda cura di te, di tua moglie e dei tuoi figli!

- esclamò Teresa.

- Su, su, Teresa; questi non sono momenti per chiacchiere inutili... Oggi, in onore di tuo figlio Sebastiano, voglio uno dei tuoi piatti più prelibati ed il piacere di mangiarlo con te e con tutti, comprese le donne!... Al Profeta non dispiacerà che di tanto in tanto le nostre donne mangino con gli uomini... Oggi è gran festa per tutti.

La povera Teresa non sapeva cosa rispondere; né le riusciva dì piangere o di ridere. Si limitava a tener stretta fra le sue la mano del contrammiraglio ed a baciargliela con trasporto.

Poi non ne potè più: si gettò su di una poltrona e diede libero sfogo ad un pianto disperato, irrefrenabile, che le scuoteva le spalle ed il petto. Tutti i presenti uscirono adagio dallo studio per lasciare Teresa a sfogarsi. Le restò vicino solo la signora Ayla. L'ammiraglio uscì avvertendo che voleva esser chiamato all'arrivo di Sebastiano. Selma ed Assunta misero molta legna in tutti i camini di casa. Poi le due signorinelle corsero in cucina per aiutare la vice cuoca a preparare un pranzo con i fiocchi.

Erano ormai le dieci quando Leonardo, Azim e Sebastiano scesero dal calesse e si portarono silenziosi nel corridoio dell'appartamento al primo piano, di fronte allo studio dell'ammiraglio, al quale avrebbero voluto presentare il nuovo arrivato prima che agli altri.

Leonardo aveva appena suonato alla porta di quello, quando Teresa, che aveva percepito il brusio nel corridoio, si alzò come una furia e, inseguita dalla padrona di casa, spalancò la porta, corse verso il gruppo, scanzò Leonardo ed Azim ed afferrò la testa del figlio, urlandone il nome, tempestandogliela di carezze e di baci.

Piangevano tutti, in silenzio e, commosso e silenzioso restò l'ammiraglio affacciatesi alla, porta dopo aver sentito bussare.

- Mamma, mamma mia adorata, - riuscì a dire in italiano Sebastiano.

- Figlio, figlio mio! - replicava singhiozzando la madre. Poi la commozione del primo momento si attenuò ed a Leonardo fu possibile presentare il nuovo arrivato all'ammiraglio.

- Questo è mio fratello Sebastiano, signor ammiraglio.

- Ben venuto fra noi - replicò quello, stringendogli la

mano alla maniera europea - Siamo tutti felici per il tuo arrivo.

- Grazie, signor ammiraglio... Leonardo mi ha parlato a lungo di voi tutti e della vostra bontà. So che i miei vengono trattati da voi come membri della vostra famiglia... Che debbo aggiungere? Vi sono così riconoscente che potete disporre di me e della mia vita a piacimento!

Teresa afferrò la mano di Sebastiano per presentarlo alla padrona di casa.

- Questo, signora, è mio figlio Sebastiano.

- Teresa - gli disse Ayla - mi ha parlato tanto di te, che mi sembra di conoscerti da sempre! Questa - aggiunse Ayla presentandogli Assuntina - è tua sorella Assunta e l'altra è mia figlia Selma... Me ne danno di pensieri queste due teste matte!

- Assunta... Selma - esclamò sorridendo Sebastiano, stringendo le mani delle due signorinelle.

- Benvenuto fra noi - disse Selma.

- Sebastiano caro! - esclamò Assunta con le lacrime agli occhi!

Era intanto arrivato un servo con una caraffa piena di caffè, il quale sorrise a Sebastiano e versò premuroso la calda bevanda a tutti. Non è il caso di riferire quel che si dissero in quell'occasione i componenti della famiglia Kania, della famiglia Petrucci e della famiglia Ricci.

Fu una giornata memorabile, caratterizzata dall'affetto, dall'amicizia, e, perché no?, da un pranzo con i fiocchi, alla cui riuscita avevano contribuito, con Teresa e con la sua aiutante, anche Sebastiano che, per starsene con la mamma, aveva trascorso alcune ore in cucina.

 



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