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I CORSARI DI
TORRE ASTURA

di Antonio Pagliuca

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10 - Sciabecchi turchi in vista


II sole splendeva alto nel ciclo quando da Torre Astura il cupo rimbombo di tre colpi di cannone, seguiti dalle nubi dell'esplosione, avevano messo le ali al piede ai contadini sparsi nei poderi per la mietitura del grano.

Dal castello fortificato di Nettuno si rispose con un altro colpo di cannone, cui fecero eco i ben noti rintocchi " a martello " delle campane della Collegiata, la chiesa parrocchiale del paese.

Abbandonati i campi in fretta e furia, uomini donne e bambini ritornarono impauriti in paese, chi a piedi e chi - ed erano i più - su carretti e calessi; incitamenti rabbiosi e frustate sulle groppe dei poveri quadrupedi avevano abbreviato il tempo di rientro in paese, cosicché un'ora dopo erano quasi tutti dentro le formidabili mura del castello.

Presso il ponte levatoio era stata rinforzata la guardia e l'acqua del rio delle Mole, che in tempi normali serviva per mettere in moto la ruota del mulino, aveva rincominciato a riempire il fossato a ridosso del muragliene esterno, posto a difesa del paese contro gli attacchi dall'entroterra.

Depositati gli attrezzi da lavoro e legate le bestie alle mangiatoie, gli abitanti si erano riversati nella piazza sulla quale si affacciava il palazzo baronale. Calzolai, falegnami e gli altri artigiani del paese, abbandonati deschetti e banchi ai primi segnali d'allarme, avevano formato il primo capannello e si premuravano di comunicare a chi accorreva in piazza le loro informazioni consistenti più di opinioni personali che di notizie esatte; e le informazioni, più che con frasi di senso compiuto, venivano trasmesse da esclamazioni, da imprecazioni e da maledizioni.

- Che Dio li .sprofondi all'inferno quei ladroni!

- Poveri noi!

- Maledetti corsari!

- Il mare inghiotta navi e marinai!

- Madonna di San Rocco, aiutaci!

- Maledetti i turchi e gli inglesi che li aiutano! Qualcuno con gesti eccitati verso gli spalti:

- Che fanno quei cannoni?... A che servono quelle spingarde?...

Qualcun altro, vedendo correre i soldati:

- Fannulloni... mangia pane a ufo... Perché non sparate?

All'arrivo di don Alessandro Sguzzi, arciprete parroco di Nettuno, l'eccitazione della folla si calmò un poco, ma sui visi stravolti traspirava l'ansia, la preoccupazione, la paura di quella povera gente, afflitta da secoli dalle scorribande dei pirati, dalle razzie dei corsari, dalla profanazione e distruzione dei loro focolari e delle loro chiese. Ma fossero venute tutte da lontano le loro disgrazie! Da secoli, signori e signorotti se li eran venduti e comprati, i poveri nettunesi, a suon di scudi e di ducati che poi avevano recuperato con gabelle, decime e pedaggi.

- Fratelli, - aveva esordito don Alessandro facendosi largo tra la folla - state calmi e ragionate con la testa! Stan-dovene qui a scagliare imprecazioni e moccoli, non risolverete nulla. Rientrate in casa e cercate di calmare le vostre donne ed i vostri ragazzi. Son rientrati tutti dalla campagna?

- No, signor curato; mio marito non è ancora rientrato... mannaggia lui e le vacche!

- Non preoccuparti, - intervenne Marcone, cugino della donna - Angelosante - così si chiamava il marito della donna - avrà condotto le bestie nella macchia vicino alla Madonna del Quarto!

- E' difficile che i predoni turchi arrivino fin là; - incalzò Biagio Ranelletta - fra qualche minuto te lo rivedrai in casa. Calmati!

Due anni prima, durante una delle solite razzie, i predoni saraceni avevano rubato ad Angelosante Trippa due vacche ed un vitello che pascolavano ad un centinaio di metri dal mare.

La lezione ricevuta allora dal testardo Angelosante aveva reso prudente il buon uomo che, ai primi colpi dì cannone, aveva spinto il bestiame il più lontano possibile dal mare.

- Va a casa, sorella, - intervenne don Alessandro - te

10 manderemo a casa appena arriverà -. Poi, rivolto agli altri:

- Tutti a casa, voialtri! Calmate le donne e pregate la Madonna delle Grazie che ci liberi dai predoni.

Gli abitanti di Anzio e di Nettuno invocavano la Vergine del santuario di Nettuno tanto col titolo di Madonna delle Grazie, quanto con quello di Madonna di San Rocco.

-- Gli addetti alla difesa corrano ai loro posti, - aggiunse

Il parroco - gli altri corrano a casa.

L'allarme era stato dato subito da tutte le torri di difesa del litorale. Sicuri che gli sciabecchi turchi si dirigessero dia quella parte, i torrieri di Torre Astura avevano inalberato la bandiera rossa ed avevano fatto esplodere un colpo di cannone al quale avevano risposto, ad intervalli di secondi,, dal Castello di Nettuno, dalla Torre di Fogliano, da quella di Foce Verde, dalla Torre di Anzio e dalle Torri delle Caldane e di San Lorenzo.

Da tutte le località della costa e dell'entroterra, convulsi rintocchi a martello di tutte le campane facevano eco ai colpi di cannone.

Bandiere con bande bianca e rossa, colpi di cannone e fiarate (fiammate) erano i mezzi di cui ci si serviva allora per dare l'allarme.

Le segnalazioni fra torre e torre avvenivano di giorno con bandiere necessariamente grandi a due bande, rossa e bianca. Se i torrieri difensori, addetti alle segnalazioni, in numero di tre per ogni torre, supponevano che le navi avvistate fossero navi nemiche, inalberavano la bandiera rossa e bianca che non toglievano fin quando nelle torri vicine non avessero inalberato identica bandiera; se poi l'opinione che il nemico si dirigesse verso la loro torre si tramutava in certezza, i torrieri avrebbero dovuto inalberare metà della stessa bandiera e, contemporaneamente, sparare tre colpi di cannone a significare pericolo imminente e richiesta di aiuto urgente.

Se il nemico, nella fase di avvicinamento alla costa, si fosse diretto a ponente, i terrieri avrebbero dovuto inalberare la bandiera tricolore con la banda bianca in alto; se, invece, quello si fosse diretto a levante, avrebbero dovuto inalberare la bandiera col rosso in alto ed il bianco in basso.

Di notte, la presenza di navi nemiche o sospette doveva essere segnalata da una fiarata e da un colpo di cannone; le torri più vicine, a levante ed a ponente dei segnalatori, avrebbero dovuto ripetere entrambe le segnalazioni come segno d'intesa.

Se, per disavventura, nel corso della notte la nave sospetta si fosse diretta verso una torre ritenuta centrale rispetto alle altre, e, per maggior jattura, avesse calato in mare lance con uomini armati, allora detta torre avrebbe dovuto provocare un'altra " fiarata " accompagnandola questa volta da due salve di cannone, segnali questi di perìcolo imminente e di richiesta di sollecito aiuto.

Alle prime avvisaglie, ai primi segnali d'allarme, uomini, donne e bambini si affrettavano a raggiungere con ogni mezzo le proprie abitazioni, affidando gli animali alla sorte benigna e la propria pelle alla velocità delle proprie gambe!

 



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