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NETTUNO
E LUIGI PIRANDELLO

LETTERE A MARTA ABBA
E LA NOVELLA "VA BENE"

a cura di
BENEDETTO LA PADULA

EDIZIONI DEL GONFALONE 2004

 

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Lettera 5 - Nettuno 10 - VII - 1928


Sig.na Marta Abba
Grand Hotel des Termes Salsomaggiore

Nettuno, lunedì sera, luglio 1928

Mia cara Marta, ritorno adesso da Roma dove ho trovato la tua bella lunga lettera-espresso, e un'altra di Tina, a cui rispondo a parte.

Ma Tu dici che le lettere ti turbano e che non vorresti riceverne più, neanche da me, perché ti portano un soffio di malinconia che vorresti scacciare, e questo mi mette in tanta confusione; perché, come farei io se non ti dovessi più nemmeno scrivere, e se, avendo il bene di ricevere tue notizie, non ti dovessi nemmeno rispondere? Ma io ti voglio lieta e serena, Marta mia, senza pensieri e senza malinconie; e le mie lettere non te ne debbono dare, anche se ti dico che sto male, perché il male di cui soffro Tu devi pensare che è sempre un bene per me; e che assai peggio sarebbe se non dovessi soffrirlo più.

Dunque ridi. Ecco, ti voglio veder ridere, ridere della tua bella cara risata, quella che certe sere ti sentivo fare con Cele dalla camera accanto.

Mi dici che sei stata a sentire l'ultimo lavoro di Bernsteìn. Senti, se ti è piaciuto, puoi essere certa che nella traduzione l'hanno tutto tagliato e aggiustato in modo da renderlo sopportabile, togliendo via tutte le sconcezze e le brutali oscenità che ho lette io nel testo, specialmente nel secondo atto ch'era d'una lubricità volgarissima, spaventevole. Ho troppo rispetto di Te, della tua squisita nobilissima sensibilità femminile, per farti anche lontanamente intendere ciò che in quel secondo atto avveniva su la scena tra i due amanti. Ora non è possibile, se codesto secondo atto ti è potuto piacere, che simili orrori ci fossero anche nella traduzione, e che Tu avresti potuto minimamente accettare di rappresentare una parte come quello, dell'amante che si prestava a commettere simili orrori sulla scena. Evidentemente, nella traduzione, non li commette più. Ma resta sempre, ad ogni modo, la situazione che, comunque castigata, è d'una rivoltante brutalità. E ti confesso, che non riesco a comprendere come Tu abbia potuto riceverne una buona impressione. Io ne ho ricevuto quasi un orrore fisico. E credi che, se ho respinto il lavoro, l'ho fatto con vero dispiacere, perché mi sarebbe invece piaciuto far cosa grata al Bernstein, accettandolo, per ricambiargli tutte le cortesie che mi aveva prodigato a Parigi. Bellezza e umanità in quella donna che è soltanto una bestia lasciva e spudorata, la quale, scazzottata dall'amante dopo averla costretta a raccontargli certe turpi enormità con cinque uomini, alla fine conchiude l'atto con lui in una maniera che non ti dico? No, no, Marta: è certo, è certo che tutto è stato soppresso e cancellato. Prova ne sia che nessuna prima donna ha voluto accettare di rappresentare la commedia così com'era: e soltanto la rappresenta la compagnia Bagni e Ricci, che, ripeto, ha dovuto tutta tagliarla e ripulirla. Ora ti figuri una commedia di Bernstein rappresentata in Italia soltanto dalla compagnia Bagni-Ricci? Pensa che Bernstein è amicissimo di Niccodemi, e che anche Niccodemi (che è tutto dire) non l'ha accettata. Questo per dirti le ragioni per cui, appena finii di leggere la commedia in francese, te ne parlai come d'una cosa che non era affatto per Te. Ora resto proprio male nel sentirti dire che a Te invece è piaciuta, e che ti ho privata così di rappresentare una parte che a Te sarebbe andato di rappresentare. Che vuoi ti dica? Non l'ho supposto. E penso naturalmente che avevo ragione di non poterlo supporre, conoscendo Te e conoscendo la commedia come realmente è nel testo che io ho letto.

Ora parliamo d'altro.

Vuoi sapere dei "Dieci"? Avvengono cose incredibili! Hanno ottenuto dal Governo 250 mila lire per formare la Compagnia, di cui faranno parte i relitti della Compagnia Campa-Capodoglio-Olivieri, senza il Racca, con Benassi e Sabbatini e Enzo Biliotti, amministratore Pio Campa, e altra prima-donna Giulietta De Riso. Il repertorio: quello dei Dieci: Marinetti, De Stefani, D'Ambra, Martini, Viola, Varaldo, Beltramelli, Bontempelli, Milanesi e il decimo che non ricordo più chi sia. Centocinquantamila lire hanno avuto per il romanzo, che è una inqualificabile gaglioffata. E il Governo li riceve e li protegge e li sussidia, e tutta la nobiltà romana e il mondo diplomatico fanno a gara per aiutarli, e fonderanno anche una casa editrice e non che altre diavolerie.

Chi più sporca la fa... - con quel che segue.

Non mi par l'ora, cara Marta, di fuggirmene lontano.

La riunione d'oggi presso il Sottosegretario Bottai era sindacale, cioè dei rappresentanti dei singoli sindacati artistici, o così detti artistici. Nulla di serio e tanto meno conclusivo.

M'accorgo d'aver scritto due foglietti e sono già le due di notte. Ho paura che anche Tu, Marta, vedrai la luna delle due, se scenderai qualche sera alla "Taverna". Chi sa, stasera forsanche, mentre io sto qua tutto intento a Te, a scriverti. Se servirà a divenirti, a distrarti, gioverà almeno allo spirito il riposo che avrai tolto al corpo, e non sarà male, cara Marta, Ti vorrei - non visto - veder lieta.

Domattina, ritornerò al lavoro.

Scrivimi qua a Nettuno: Pensione Neptunia. Vi starò fino al giorno 14. Salutami la Mamma e Cele a cui risponderò domani e Tu abbiti i miei più affettuosi saluti.

Luigi Pirandello





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