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MILLECINQUECENTO

Marcantonio Colonna
e l'antico Statuto di Nettuno

a cura di
BENEDETTO LA PADULA
e
VINCENZO MONTI

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15 - MARCANTONIO COLONNA
E LA BATTAGLIA DI LEPANTO
NEL CDXXXIII ANNIVERSARIO
PIETRO CAPPELLARI


Sabato 9 ottobre 2004 si è tenuto, nella prestigiosa sede della Sala dei Sigilli nel Forte Sangallo di Nettuno un convegno organizzato dall'Istituto di Studi Storici "Beato Pio IX", dal titolo Marcantonio Colonna e la Battaglia di Lepanto nel CDXXXIII anniversario. Un evento senza precedenti per la città del tridente, che ha visto una massiccia partecipazione di pubblico, tra cui diversi docenti universitari giunti da tutta Italia per assistere alla manifestazione.

L'Istituto "Beato Pio IX" ha sede a Roma e si occupa prevalentemente di studi e ricerche sul Risorgimento e sullo Stato della Chiesa. Recentemente ha trattato proprio la figura di Pio IX.

Il convegno è stato preceduto da una Santa Messa, celebrata da don Fabrizio Turriziani Colonna, cappellano del Sovrano Militare Ordine di Malta, nella chiesa del Sacro Cuore di Nettuno. La Santa Messa, celebrata solennemente in rito latino, è stata detta in suffragio dei bambini vittime della strage di Beslan, alla presenza del Conte Francesco Nobili Benedetti del Gran Priorato di Roma del Sovrano Militare Ordine di Malta.

Il convegno non è stato una mera esposizione storica dei fatti ma, soprattutto, ha voluto rinnovare quegli eterni valori che sono posti a fondamenta della civiltà europea.

Durante la manifestazione, infatti, negli interventi dei relatori, è apparso necessario ribadire l'attualità di quei valori nel mondo contemporaneo. La difesa dell'identità cristiana dell'Europa è stata presentata come un impegno costante per chi si sente erede di una storia: in quanto eredi non si deve tradire il messaggio che le generazioni passate ci hanno tramandato.

La battaglia di Lepanto, che fu prima di tutto un'affermazione della Civiltà cristiana, rimane nella storia come esempio di sacrificio e di dedizione a valori spirituali di cui oggi si sente la cronica mancanza. Non fu un semplice evento bellico. In essa si sommarono le speranze e le passioni di migliaia e migliaia di uomini. Nel mare di Lepanto, ad eroici atti di guerra compiuti da quello che giustamente può essere considerato uno dei primi eserciti europei, si affiancarono eventi mistici e miracolosi.

Nettuno è stata scelta come sede del convegno non solo perché intimamente legata al grande condottiero e vincitore di Lepanto, Marcantonio Colonna, ma anche perché numerosi furono i nettunesi presenti all'appello della Lega Santa cristiana.

Proprio nel ricordo del loro sacrificio per alti ed eterni ideali, si è scelta questa città del Tirreno. E nel ricordo dei nettunesi e di tutti gli Europei che salparono con le loro navi per salvare la civiltà cristiana, felici e orgogliosi di adempiere al loro dovere di soldati di Cristo, che durante il convegno si sono riaffermati gli stessi ideali.

Come ha detto il Presidente dell'Istituto, il conte Fernando Giulio Crociani, che ha fortemente voluto l'incontro: "Sono trascorsi 433 anni dalla grande Vittoria dell'Europa cristiana che a Lepanto, il 7 ottobre 1571, ne segnò la salvezza per i secoli avvenire. Il convegno Marcantonio Colonna e la battaglia di Lepanto nel CDXXXIII anniversario è stato indetto per ricostruire e presentare al pubblico, agli studiosi come ai giovani, nella splendida cornice monumentale del Forte Sangallo di Nettuno, nel territorio ove il condottiero Marcantonio Colonna visse, il contesto di quel travagliato periodo della storia europea e italiana in particolare. Per celebrare la figura del principe romano, ammiraglio della squadra navale pontificia, il quale con Agostino Barbarigo e Gian Andrea Boria, a capo del fior fiore della marineria italiana, diede un contributo decisivo alla vittoria dell'Armata della Lega Santa sbaragliando per sempre la minaccia ottomana, salvando così la Civiltà cristiana".

Il convegno ha avuto inizio con la relazione del prof. Massimo Viglione, dell'Università degli Studi di Cassino, che ha magistralmente illustrato le vicende che portarono alla battaglia di Lepanto e l'impatto che tale scontro di Civiltà ebbe nei secoli successivi.

Molto seguita anche la relazione del magg. gen. Massimo Iacopi, già Comandante della Scuola di Artiglieria Controaerea di Sabaudia, che riportiamo di seguito in questo volume.

Così come è stato apprezzato l'intervento del prof. Enea Pranza, dell'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, pure riportato di seguito.

Infine, l'interessante esposizione dell'on. prof. Luca Romagnoli, parlamentare europeo, che ha intrattenuto i convenuti sulle problematiche dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, problematiche riprese recentemente anche dallo stesso papa Benedetto XVI.

"E per questo ha detto Romagnoli- che vi è bisogno di un recupero di valori, della nostra tradizione, della nostra identità nazionale europea, vista non come burocratico meccanismo amministrativo, ma come civiltà, espressione di una tradizione antichissima di cui essere orgogliosi. Una civiltà che non tema confronti, una civiltà che determini scelte in linea con i principi e le tradizioni dei popoli europei.

La prof. Dianella Gambini, dell'Università degli Studi per Stranieri di Perugia, si è soffermata sulle figure di Marcantonio Colonna e don Giovanni d'Austria, descrivendone non solo l'alto profilo militare, ma anche il misticismo e la profonda fede che ne contraddistinguevano i caratteri.

"La vittoria della Lega Santa a Lepanto -ha detto la prof. Gambini- fu un evento d'importanza simile alla battaglia di Poitiers. Nel 732 vennero fermati gli Arabi, nel 1571 vennero fermati i Turchi. [...]
Nella seconda metà del secolo XVI i Turchi dominavano la Grecia, l'Albania, la Serbia, la Bosnia, l'Ungheria, la Transilvania, la Moldavia e la Valacchia. La potenza navale ottomana andava sempre crescendo. La bandiera turca della mezzaluna sventolava anche sulle coste dell'Egitto e dell'Asia Minore e le isole del Tirreno erano in balia delle scorrerie dei pirati mussulmani. Venezia, per continuare i suoi traffici commerciali nell'Adriatico e nell'Egeo, era costretta da anni a pagare ingenti pedaggi all'Impero ottomano. Il fatto che portò alla battaglia di Lepanto fu la rottura di questa specie di tregua con Venezia da parte dei Turchi, i quali scesero in campo e attaccarono l'isola di Cipro nel 1569, conquistandola definitivamente due anni dopo (nonostante l'opposizione di una stregua resistenza conclusasi con atroci massacri). Cipro era una base importantissima per la Serenissima ed era l'ultimo baluardo della Cristianità nel Mediterraneo. Venezia, a questo punto, non potè più abbassare la testa e non poterono più cedere neppure le altre potenze marinare europee. Il comando militare della flotta venne affidato al ventiseienne don Giovanni d'Austria, Comandante Supremo dell'Armata. I suoi luogotenenti furono Marcantonio Colonna, comandante della flotta pontificia, e Sebastiano Venier, comandante della flotta Veneziana.

I preparativi si protrassero a lungo e, dopo non poche difficoltà organizzative e finanziarie e numerosi episodi di rivalità tra soldati di diversa parte, si convenne di dividere le tre flotte in quattro squadre, distinte da bandiere di diverso colore e composte ognuna da navi provenienti da tutte le Nazioni partecipanti, così da impedire il sorgere di eventuali gelosie tra le truppe e ottenere un'Armata molto compatta.
[...]
I soldati della Lega Santa sapevano che la battaglia sarebbe stata decisiva per la Cristianità. In caso di sconfitta le coste dell'Italia e Spagna sarebbero rimaste esposte agli attacchi dei mussulmani. L'Isiam era pronto a colpire il cuore dell'Occidente: Roma era in pericolo.
[...]
Domenica 7 ottobre Giovanni d'Austria fece schierare le proprie navi in formazione serrata [...]. Venne costituita una formazione a croce. Al centro si pose Giovanni d'Austria con 64 galee. La sua nave ammiraglia era la "Real". A fianco si pose l'ammiraglia del Comandante veneziano Sebastiano Venier, una cui nipote era stata ridotta in schiavitù nell'harem di Costantinopoli. Sull'ammiraglia pontificia era Marcantonio Colonna, sull'ammiraglia di Savoia il Conte Provana di Leynì, sull'ammiraglia di Genova Ettore Spinola.
[...]
Era quasi il tramonto quando giunse la fine dei combattimenti: alle quattro del pomeriggio i Turchi furono completamente sconfitti. I pochi superstiti si ritirarono verso l'interno del golfo. In tutto la battaglia durò più di 5 ore. Quel tratto di mare era oramai una raccapricciante distesa coperta di sangue, di lamenti, di cadaveri, di remi spezzati, di pezzi di alberature e d'innumerevoli altre cose. Ma la battaglia era finita e la grand'Armata turca distrutta. La flotta cristiana era padrona del mare.
[...]
Pio V stabilì che il 7 ottobre fosse giorno festivo, consacrato a S. Maria delle Vittorie sull'Islam. Gregorio XIII trasferì la festa alla prima domenica del mese di ottobre con il nome di Madonna del Rosario. La battaglia di Lepanto fu dunque un trionfo della Cristianità e infranse l'antico sogno del predominio turco nel Mediterraneo".

Al convegno sono intervenuti anche il cap. Salvatore Olivari de la Moneda dell'Accademia di Marina del Sovrano Militare Ordine di Santo Stefano di Pisa, l'avv. Juan Carlos Gentile dell'Associazione Nazionale Combattenti Italiani in Spagna e il prof. Carlo Simili, direttore sanitario del Corpo Italiano Soccorsi dell'Ordine di Malta, i quali hanno sottolineato la continuità ideale delle loro "istituzioni" con i valori della civiltà cristiana espressi nella battaglia di Lepanto.

 

PIETRO CAPPELLARI





OPERA APPARTENENTE AL FONDO BIBLIOGRAFICO
"100 LIBRI PER NETTUNO" Edizione del Gonfalone 2005
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