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L'ICONOGRAFIA E LA STORIA DI
SANTA MARIA GORETTI
DA CORINALDO A NETTUNO
A SANTA NEL MONDO

a cura di Vincenzo Monti

 

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Cap. 05 - PIO XII, I PAPI E MARIETTA
Eugenio Bartolini

 

PIO XII (1939-1958)

Nato a Roma il 2 marzo 1876, Eugenio Pacelli frequenta il Liceo Visconti e poi si laurea in Teologia alla Gregoriana. Frequenti i suoi viaggi come legato pontificio. Il conclave che lo elesse Papa il 2 marzo 1939 fu di durata brevissima probabilmente per il precipitare degli eventi internazionali. Assunse il nome di Pio XII. Morirà il 9 ottobre del 1958 dopo 19 anni di pontificato, il quale fu caratterizzato prima dalle drammatiche vicende belliche del secondo conflitto mondiale e dalle polemiche mai sopite sulla cosiddetta “imparzialità”, poi negli anni successivi alla guerra, dalla famosa Scomunica ai Comunisti. Va detto che gli storici attuali tendono ad evidenziare il carattere positivo della prudente azione del Pontefice che permise di salvare la vita a tanti ebrei e a tanti oppositori del regime. Sua la beatificazione (1947) e la canonizzazione (1950) di S. Maria Goretti e la proclamazione (1959) del dogma dell’Assunta.

 

 

 


Santa Maria Goretti e la dottrina sociale di Pio XII

Pio XII, il Papa che ha fatto dell’umanitarismo il cardine della sua azione pastorale. Pio XII ha sempre predicato la “pace sociale”. Il suo messaggio oggi appare di una lungimiranza visionaria, anzi sarebbe il caso di dire profetica. Nel contesto attuale della società all’alba del terzo millennio questo ideale fa parte integrante del messaggio della Chiesa di Roma, preoccupata della deriva di certe esasperazioni legate alla logica del profitto in un mondo ormai globalizzato, e contraddistingue l’azione dei principali governi delle nazioni industrializzate, alle prese con una crisi economica internazionale. In tal senso le sue parole riguardo la giustizia sociale travalicano la contingenza dei tempi per assurgere a messaggio universale. Nel suo messaggio natalizio del 23 dicembre 1949 egli afferma: “ […] è sorto, e si è consolidato, prima l’individualismo e poi quel sistema politico e sociale che, giunto alla negazione delle più sacre e fondamentali libertà, impone il predominio di una sola classe sulle altre, l’asservimento di ogni cosa e persona allo Stato totalitario, e legittima la violenza e l’ateismo militante”. Automatico il riferimento alla libertà. Auspica un progresso sociale capace di sottrarre i lavoratori alle spinte demagogiche. A quale modello di sviluppo bisogna attendere dunque? Come realizzare il progresso sociale? Sembrerà particolare il nostro spunto di riflessione ma riteniamo che la risposta di Pio XII possa rintracciarsi nel discorso tenuto in occasione della canonizzazione di Maria Goretti, il 25 giugno del 1950. Di fronte ai grandi cambiamenti in atto infatti egli celebra innanzitutto la famiglia della santa: “Maria Goretti, che dovette così giovane, dodicenne, lasciare questa terra, è un frutto maturo del focolare domestico, ove si prega, ove i figli sono educati nel timore di Dio, nell’obbedienza verso i genitori, nell’amore della verità, nella verecondia e nell’illibatezza”. “E’ stato il giorno delle animi miti e pacifiche, di quelle che tranquille e costanti guadagnano il pane col duro lavoro; che devote a Dio e fiduciose nella sua Provvidenza portano la loro croce negli anni e nei decenni del terrestre cammino, finché il Signore non la toglie dalle loro spalle sulla soglia dell’eternità”. Dunque il vero progresso sociale, secondo Pio XII va perseguito senza mai dimenticare i veri valori della semplicità, della sana educazione, dello spirito di sacrificio, delle tradizioni arcaiche e contadine dell’Italia, sul modello della famiglia di Santa Maria Goretti.

 

 

 


PAOLO VI (1963-1978)

Giovanni Battista Montini nasce a Concesio, vicino Brescia, il 26 settembre 1897. Compie gli studi dai Gesuiti. Grande collaboratore di Papa Pacelli tanto da essere nell’immediato dopoguerra considerato suo braccio destro; nel 1954 è Arcivescovo di Milano. Il 30 giugno 1963, con il nome di Paolo VI, è incoronato Pontefice. Il suo quindicennio di Pontificato sarà caratterizzato da un riformismo controllato capace di mediare tra le forze progressiste del Concilio Vaticano II e quelle più conservatrici; egli conquisterà progressivamente un ruolo di assoluto rilievo nell’assise internazionale come messaggero di pace; da protagonista visse anche il momento più alto della barbarie terrorista in Italia con l’assassinio di Aldo Moro: inascoltati i suoi accorati appelli per la sua liberazione. Morirà di lì a poco il 6 agosto del 1978.

 

 

 


Il valore della purezza
contro le tentazioni della moderna società

Il 14 settembre 1969 Papa Paolo VI inaugura il Santuario dedicato a Nostra Signora delle Grazie e a Santa Maria Goretti
Il 14 settembre 1969 il Sommo Pontefice Paolo VI inaugura a Nettuno il Santuario dedicato a Nostra Signora delle Grazie e a Santa Maria Goretti. Nella sua omelia il Santo Padre affronta il tema della purezza e di come la società attuale stia perdendo questo valore: “ si tratta, in primo luogo, dell’innocenza, della purità, termini che fanno parte della conversazione comune per chi è seguace del Vangelo, pratica le leggi della Chiesa e sa qual è il costume cristiano. Parole simili - osserva Sua Santità - sono consuete tra i cristiani. Ma è così nel mondo? Si parla ancora di purezza, si ha ancora il senso dell’onestà dei costumi, del riguardo che questa virtù esige e porta con sé? Non c’è invece un certo ritegno, quasi una diffidenza e talvolta anche qualche sarcasmo intorno a questo nome e a questa virtù? Il Papa si domanda se la virtù può ancora essere considerata di attualità, se la società odierna ha ancora per essa un culto. Purtroppo la risposta è negativa, poiché lo stesso concetto comune della purezza, è calpestato”. Certo la storia dell’uomo, secondo Paolo VI, ha conosciuto periodi bui dove il vizio, l’attentato alle virtù, è stato perseguito anche con brutalità ma oggi, nuove insidie si affacciano, sono quelle dei mass-media, persino dell’arte che con sfrontatezza estrema, attraverso la potenza dell’immagine, minano alle radici la saldezza di spirito soprattutto dei giovani; egli così afferma:“Che sarà, dei giovani, dei fanciulli, delle ragazze d’oggi?

 

 


Essi sono destinati a vivere sotto l’insidia continua, la tentazione sistematica che si presentano assai spesso con suggestive forme, ed immagini, con spregiudicata disinvoltura, con insinuante bravura, proprio per cogliere la debolezza umana e farla deflettere dalla propria resistenza e virtù rettilinea”. Il Papa insiste ancora nel chiedersi che cosa è la purezza: “La purezza rappresenta l’equilibrio, l’armonia tra lo spirito e la carne, tra l’anima e il corpo, tra la ragione e l’istinto, tra la volontà e la passione”. Come dunque seguire saldamente i precetti cristiani sottoposti alla costante minaccia delle tentazioni? Come seguire l’esempio eroico della santa bambina? Ecco la sua risposta: “Ma c’è sempre l’aiuto di Dio, come dimostra Maria Goretti, la generosa atleta del Signore, che oppose la fortezza cristiana alla violenza della malvagità crudele, e vinse”. Lasciato il santuario, Paolo VI, attraversando la cittadina tra fitte ali di folla in tripudio, si recò alla Casa della Divina Provvidenza, l'antico ospedale dove la martire nettunese venne condotta.

 

 

GIOVANNI PAOLO II (1978-2005)

Dopo l’improvvisa quanto prematura scomparsa di Giovanni Paolo I, asceso al soglio pontificio solo 33 giorni prima, veniva eletto Papa il cardinale polacco Karol Wojtyla il 16 ottobre 1978. Egli sceglierà il nome di Giovanni Paolo II. Nasce a Wadowice presso Cracovia il 18 maggio 1920. Paolo VI nel 1967 lo nomina cardinale. Quando dopo 26 anni di pontificato morirà richiamando al suo capezzale un milione di fedeli il mondo è profondamente cambiato da quel giorno che, in un italiano incerto, si rivolse per la prima volta al mondo da Papa. Un mondo che egli in prima persona contribuì a cambiare, a cominciare dal crollo della cortina di ferro e allo sgretolarsi dei regimi sovietici. Instancabile viaggiatore ha fatto della sue doti di grande comunicatore lo strumento per una nuova evangelizzazione del pianeta.

 

 

 

 


Il turismo come dono di Dio
e non come frutto della società consumistica

Giovanni Paolo II in visita al santuario di Nostra Signora delle Grazie a Nettuno l’1 settembre 1979 nella sua omelia parla di come il cristiano deve concepire il turismo
A dieci anni di distanza dalla visita di Paolo VI a Nettuno un altro Papa, Giovanni Paolo II, giunge nella città del tridente a rendere omaggio alla santa Maria Goretti. Nel tono e nei contenuti della sua omelia vi sono già tutte le indicazioni di quelli che diventeranno poi i tratti distintivi del suo pontificato, in primis la comunicazione. Al centro della sua omelia il tema del turismo: così egli esordisce: “In un periodo ancora di relativo riposo e di vacanza, ci troviamo qui, questa sera attorno all’altare del Signore, per celebrare insieme l’Eucaristia, meditando sul fenomeno oggi così importante, del Turismo nella nostra vita umana e cristiana”. Poi aggiunge: “Anche la realtà del turismo deve essere vista alla luce di Cristo. Indubbiamente il turismo è ormai un fenomeno di epoca e di massa: è diventato una mentalità e un costume, perché è un fenomeno “culturale”, causato dall’aumento della conoscenza, del tempo libero e della possibilità di movimento; è un fenomeno “psicologico”, facilmente comprensibile, date le strutture della società moderna: industrializzazione, urbanizzazione, spersonalizzazione, per cui ogni individuo sente il bisogno di distensione, di distrazione, di mutamento, specialmente a contatto con la natura; ed è anche un fenomeno “economico” fonte di benessere.

 

 

 


Però, anche il turismo, come tutte le realtà umane, è un fenomeno ambiguo, e cioè utile e positivo se diretto e controllato dalla ragione e da qualche ideale; negativo se scade a semplice fenomeno di consumismo, a frenesia, ad atteggiamenti alienanti e amorali, con dolorose conseguenze per l’individuo e per la società.
È perciò necessaria anche un’educazione, individuale e collettiva al turismo, perché si mantenga sempre al livello di un valore positivo di formazione della persona umana cioè di giusta e meritata distensione, di elevazione dello spirito, di comunione con il prossimo e con Dio. È soprattutto necessaria un’educazione religiosa affinché il turismo non turbi mai le coscienze e non abbassi mai lo spirito, ma anzi lo elevi, lo purifichi, lo innalzi al dialogo con l’Assoluto e alla contemplazione del mistero immenso che ci avvolge e ci attira”. Dunque il cristiano deve andare controcorrente rispetto alle sirene del consumismo e deve dedicare il suo relax alla contemplazione e alla meditazione, evitando la frenesia del divertimento a tutti i costi e le chimere delle false ideologie. Ed ecco che nel suo ragionamento la figura di Santa Maria Goretti diventa emblematica perché esempio di fortezza e di rettitudine morale fino all’estremo del sacrificio: “Maria Goretti, luminosa nella sua bellezza spirituale e nella sua già raggiunta eterna felicità, ci invita proprio ad avere fede ferma e sicura nella “parola di Dio”, unica fonte di verità, e ad essere forti contro le insinuanti e avvolgenti tentazioni del mondo”. Egli cita ben due volte Pio XII: “Fortezza della vergine – disse Pio XII – fortezza della martire, che la giovinezza mette in una luce più viva e radiosa. Fortezza che è a un tempo tutela e frutto della verginità”. E poi ancora: “In alto i cuori! Sopra le malsane paludi e il fango del mondo si estende un cielo di bellezza. È il cielo che affascinò la piccola Maria; il cielo a cui ella volle ascendere per l’unica via che ad esso conduce: la religione, l’amore a Cristo, l’eroica osservanza dei suoi comandamenti. Salve, o soave e amabile Santa! Martire della terra e angelo in cielo, dalla tua gloria volgi lo sguardo su questo popolo che ti ama, che ti venera, che ti glorifica, che ti esalta!”. Chiaramente non casuali i riferimenti al Papa che il 24 giugno 1950 in Piazza San Pietro di fronte a 500 mila fedeli aveva proclamato la canonizzazione di Maria Goretti. Poi, sempre per associazione di idee, un riferimento legato alla data dell’1 settembre ed allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale a partire dalla terra martoriata che a Giovanni Paolo II ha dato i natali, la Polonia e che ha visto il territorio di Anzio e Nettuno come teatro di drammatici quanto celebri eventi. “Quarant’anni fa, il primo settembre 1939, un uragano di fuoco e di distruzione si abbatteva sulla prima Nazione vittima, la Polonia, dando inizio all’incendio sempre più vasto, e sempre più devastatore, della seconda guerra mondiale. Anche Anzio e Nettuno, nella primavera del 1944, furono investite da una tempesta di fuoco che si abbatté, tra cielo e mare, seminando la morte su questa ridente regione; e mentre la terra veniva contesa, palmo a palmo, per alcuni mesi, tra le forze contrapposte, le popolazioni terrorizzate perdevano tante persone care, la propria casa e il frutto della sudata fatica dei campi lavorati. Preghiamo il Signore per il riposo di tutti quelli che dettero la vita per la libertà e per quelli che, costretti a fronteggiarli, ora riposano accolti nella stessa terra che li vide combattersi fra loro; preghiamo perché Dio preservi noi, e l’umanità intera, dal flagello della guerra, che, se dovesse ritornare, assumerebbe dimensioni di una ancor più terribile apocalisse. La misericordia di Dio doni pace ai morti e alla nostra generazione, ed in particolare ai giovani che si affacciano alla vita, una coraggiosa e convinta adesione a ideali di collaborazione e di pace”.

 

La castità, gli umili, il valore della famiglia

Il messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II in occasione del Centenario della morte di Santa Maria Goretti
Nel messaggio indirizzato da Papa Giovanni Paolo II al vescovo di Albano, Mons. Agostino Vallini, il 6 luglio 2002, in occasione del Centenario della morte di Santa Maria Goretti egli dice: “Cento anni or sono, il 6 luglio 1902, nell'ospedale di Nettuno moriva Maria Goretti, barbaramente pugnalata il giorno prima nel piccolo borgo di Le Ferriere, nell'Agro pontino. Santa Maria Goretti fu una ragazza alla quale lo Spirito di Dio donò il coraggio di restare fedele alla vocazione cristiana sino al supremo sacrificio della vita”. Poi con semplicità richiama dei concetti già espressi sia da Pio XII che da Paolo VI in occasioni precedenti e che costituiscono la linea portante del messaggio della Chiesa relativamente alla Santa di Nettuno. Riguardano la fede che negli umili trova terreno ideale perché autenticamente vissuta: Gesù aveva parlato ai semplici e non ai dotti. Queste le parole di Giovanni Paolo II a tal proposito: “La giovane età, la mancanza di istruzione scolastica e la povertà dell'ambiente in cui viveva non impedirono alla grazia di manifestare in lei i suoi prodigi. Anzi, proprio in tali condizioni apparve in modo eloquente la predilezione di Dio per le persone umili. Tornano alla mente le parole con le quali Gesù benedice il Padre celeste per essersi svelato ai piccoli e ai semplici, piuttosto che ai sapienti e ai dotti del mondo”. In questo contesto determinante diventa la famiglia dove forti sono i vincoli di amore, di rispetto, di devozione al Signore: “Maria viveva in un ambiente familiare sereno e unito, animato da fede cristiana, dove i figli si sentivano accolti come un dono e venivano educati dai genitori al rispetto per sé e per gli altri, oltre che al senso del dovere compiuto per amore di Dio. Ciò consentì alla bambina di crescere serena alimentando in sé una fede semplice, ma profonda. La Chiesa ha sempre riconosciuto alla famiglia il ruolo di primo e fondamentale luogo di santificazione per quanti ne fanno parte, a cominciare dai figli”. A questo modello oggi, la modernità con le sue false chimere, ha sostituito un concetto più disinvolto di famiglia, con meno vincoli, più egoismi, ed ha proiettato i giovani, privi di questo alveo virtuoso, verso l’edonismo e la perdita di rilevanza del valore della castità. Così scrive Giovanni Paolo II: “Quale fulgido esempio per la gioventù! La mentalità disimpegnata, che pervade non poca parte della società e della cultura del nostro tempo, fatica talora a comprendere la bellezza e il valore della castità”.

 

 

 





 

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VINCENZO MONTI

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