100libripernettuno.it


STORIA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

Tratto dal libro "Nettuno"
di Don Vincenzo Cerri


HOME - OPERE - STORIA

La Chiesina dell'Annunziata, detta anche di San Rocco. Non se ne conosce il tempo dell'erezione. Si sa che era stata affidata prima alla Confraternita di San Rocco, e poi a quella del SS. Sacramento, fino al 10 aprile del 1884 quando subentrarono i Padri Passionisti.
Fra tutte fu senza dubbio la Chiesina più cara al popolo nettunese, perché in essa, dal 1550 al 1914, si custodi la veneratissima Immagine di Nostra Signora delle Grazie, che, secondo la tradizione, approdò a Nettuno durante una grande tempesta nel 1550; proveniva dall'Inghilterra, dove infieriva una folle persecuzione iconoclastica.
Riproduciamo parzialmente il documento più antico che convalida questa tradizione. Si tratta di un manoscritto anonimo risalente al 1718, rinvenuto tra le carte di un tal Giuseppe Del Monte, nettunese, nel 1806.

"Istoria.
Della venuta in questa terra di Nettuno della sacra Immagine della Beatissima Vergine delle Grazie detta volgarmente di San Rocco descritta da un suo devoto a maggior sua gloria ed augmento di devozione. Corre anco in questa nostra Patria di Nettuno presentemente quella fama continuamente sempre corsa, e conservata fra nostri antichi Progenitori, ancorché per li soliti accidenti del mondo non si è conservato un esatto registro, che circa 168 anni sono, cioè nell'anno del Giubileo 1550, quando altamente cresceva nel Regno l'infame eresia di Lutero, abborrendo la Beatissima Vergine, come si dirà appresso, di più abitare sotto quel profanato clima, si degnò venirsene a posare con la sua Imagine in detta nostra Patria di Nettuno per averne fedelissimo patrocinio, e difenderla in tutte le necessità, come ha esperimentato, ed esperimenta con li suoi infiniti miracoli, per le grazie che ha ricevuto, e riceve continuamente, il che sarà l'assunto del presente discorso. E prima stimo bene, anzi necessario premettere la causa di detta benignissima venuta."

Dopo aver dimostrato che la Chiesetta era senza alcun dubbio dedicata alla SS. Annunziata, il manoscritto ne descrive i dintorni:
"... Sta poco meno d'un quarto di miglio lontano da Nettuno dalla parte di levante e non lungi dal mare verso mezzo giorno di due tiri di sasso; avanti vi è una spaziosa spiaggia d'arena in piano del mare, nel mezzo della quale vi scorre per scaricarsi nel mare un fiumicello, che alle volte si può passare a guazzo, ma nelle tempeste di mare non altrimenti, ingrossandosi, e gonfiandosi di molto per le pienare che vi vengono da tera, e per il rigurgido del mare istesso...
... La fama adunque fu, ed è, che in quel tempo 1550, anno del giubileo essendo insorta una orribilissima tempesta di mare, che durò tre giorni e più, fu veduta in questo nostro mare una non ordinaria nave, che da Ponente andava verso Levante, indi a poco ritornava a vedersi di ritorno verso Ponente, durante tal andare e ritornare dal Monte Circello al Capo d'Anzo allora senza porto, per tre giorni continui senza poter spuntare, e proseguire il suo viaggio per le mutazioni dei venti, e per la fierezza dell'onde; ne meno poteva sortire in alto mare per essersi accostata molto al terreno; e vedendosi il Capitano a tal termine e conoscendo inevitabile il suo naufraggio, osservando la spiaggia avanti detta Chiesa unita col mare per la quantità e tumescenza sì dell'onde, come dell'acqua dei vicino fiume che non poteva scaricarsi, e ridotta a segno d'un vero (ago, come vedeva dalla nave l'istesso Capitano, deliberò di metter la prora a quella volta per salvare, se non la nave, almeno la sua vita e quella dei marinari, come segui, mentre aiutato, di lì a poco dalla bonaccia, che a poco a poco successe, arrenatasi la nave in essa spiaggia, che noi chiameremo lago, si salvarono tutti insieme con la mercanzia, ancorché fa nave restasse doppo ivi perduta. Ed allora fu levata dall'altare della poppa, come è solito tenervi i Cristiani, le statue della Beata Vergine e quelle delli Santi Rocco e Sebastiano, furono collocate dal popolo che vi accorse dentro la Chiesa suddetta dell'Annunziata, cioè nell'unica nicchia che vi stava nell'altare. = Alcuni però raccontano che il Capitano e marinari facessero voto alla Beata Vergine per la loro salvezza da detto naufragio di depositarla nel primo terreno che avessero trovato, ma questo sarebbe stato poco, né poteva succederli senza minor danno di essersi salvati tutti. Comunque siasi ha ricevuto Nettuno questo Gran Tesoro e pegno del suo potentissimo patrocinio, dal quale in tante occasioni ne ha ricevute immense e rilevanti grazie.
Per avvalorare maggiormente la fama corsa, e ininterrottamente conservata dai nostri Antenati, che dette Sacre Imagini erano sopra una nave inglese, e collocate nell'altare della poppa di essa, come si è detto, deve ricorrersi all'oculare inspezzione delle medesime, che si troverà esser quella della Vergine di bellissimo e nobilissimo aspetto, modesta, pietosa, e nell'istesso tempo maestosa insieme, ed umile, che con un nobile sorriso verso il suo dilettissimo Figlio Gesù nudo, che li risiede nel lato destro, e con altrettanto atto giulivo gli porge un pomo che tiene in mano. Sta in atto di sedere su la sedia che prima non vi era, ed è stata fatta doppo, nell'anno 1650 = servendoli per questa il sito istesso della nicchia, con manto di color celeste tempestato di stelle d'oro, fuorché dalla parte di dietro, che è solamente abbozzato per adattarlo al sito di detta nicchia, e li Santi Rocco e Sebastiano di tutta statura, che in piedi li stanno uno per lato d'una simmetria, ed idea tutte e tre servono fermamente da giudicarsi di scultura inglese, o almeno di maestra mano oltramontana, differentissima dalla nostra Italia, mantenutisi tutti interi, né corrosi punto dall'antichità."

Tutto il racconto trascritto sembra attendibile, ma sulle vicende della sacra Immagine esisteva già un'antichissima tradizione. Ce lo conferma lo stesso anonimo scrittore:

" ... Prima però che un tal scritto fosse stato ritrovato, in parte anche diversamente correa la tradizion prodigiosa di questo fausto avvenimento. Si diceva quindi costantemente, che più secoli addietro in tempo di fiera tempesta di mare viddesi un legno non molto grande agitato dal vento e dalle onde, che scendea dalla parte di ponente. Correva esso quasi perdutamente a discrezione del vento che sbalzello alla direzione della spiaggia, che noi chiamiamo di San Rocco: vi erano accorse delle persone curiose temendo di certo naufragio. Ma appena il legno si avvicinava alla spiaggia, minoravasi il furor dell'onde, tanto che potè ancorarsi vicino il lido. E siccome nel forte della tempesta veniva il legno trapassato dall'acque, dovette il Capitano prevalersi della calma presentatasi per levar dal bastimento alcune merci, che temeva avessero sofferto inzuppamento alcuno. Così facendo scaricò anche sulla spiaggia la nostra Immagine custodita entro di una cassa; non facendosi parola di S. Rocco e di S. Sebastiano, che dicevansi preesistenti in quella Chiesa rurale. E ciò sarebbe credibile in un sito di mare soggetto all'infezioni contagiose e pestilenti, al cui torrente per divin volere si oppongono le valevoli intercessioni di detti gloriosi Santi.
Risbarcate alcune delle merci, e la prodigiosa nostra Immagine, sempre più a tranquillarsi andò il mare, sicché il seguente giorno rivolse il Capitano di tutto ritornar nella barca, e proseguir quindi il viaggio al suo destino. Così fece, e si pose alla vela. Ma che? Piccolo tratto di mare avendo solcato, ecco addensata l'aria, infuriato il vento, sconvolto il mare, e quasi al periglio di secondo naufragio. Un presentimento gìudizioso al Capitano si presentò di retrocedere, e andare in seno a quella spiaggia ad esso di già cognita. E rivolse ivi la prora, era disposto ad investirla. Ed ecco, che di mano in mano avvicinandosi, rendevasi mite il vento, abbonacciavasi il mare, ed il naviglio si vidde nuovamente in calma. Un lume superiore, e sicuramente il voler della Gran Madre di DIO, che presceglieva alle sue adorazioni (?) il popolo di Nettuno per patrocinarlo,e difenderlo, illuminò il Capitano, e lo fé risolvere di depositi tar fra noi questo celeste Tesoro; onde consegnatelo al Clero e Popolo divoto, si vidde contentissimo se ubbidiva al voler della Gran Signora del Cielo e della Terra, sicuro essendo che uniformandosi alla di Lei special volontà, sarebbe stato quindi propizio e felice il proseguimento del suo viaggio. E così appunto accadde, e la Gran Vergine felicemente lo fé solcar dal nostro lido e proseguire l'intrapreso cammino.Questo racconto, che nell'essenziale con lo scritto compendio coincide è assai più prodigioso." Ecc."

 

Alcuni chiarimenti:

1) Questo fortunoso approdo avvenne proprio nel 1550?

Il manoscritto lo afferma esplicitamente.
Da notare che nel 1959 il simulacro della Madonna fu restaurato. Nel retro della statua fu trovata la seguente scritta: FUERUNT RESTAURATE ISTE FIGURE IMPENSIS SOCIETATIS St. ROGHI. 1594 (Queste Immagini furono restaurate nel 1594 a spese della Confraternita di S. Rocco).
In quell'anno, quindi, la statua della Madonna delle Grazie era a Nettuno e, si deve pensare, già da molto tempo, se i custodi di allora ravvisarono la necessità di un restauro.
Si tenga presente, inoltre, che la persecuzione contro le sacre immagini, in Inghilterra, iniziò nell'anno 1538-1539, sotto Enrico VIII; ma si inasprì nel 1550 sotto Edoardo VI.

2) È possibile che "una non ordinaria nave" navigasse da ponente a levante, e viceversa, così per tre giorni continui, "senza poter spuntare e proseguire il suo viaggio per le mutazioni dei venti e per la fierezza dell'onde"?

L'abbiamo chiesto a persone esperte, vecchi marinai del luogo. Il loro parere è stato sostanzialmente concorde.
Molto probabilmente la "non ordinaria nave" era il grosso bastimento detto "galeone", rapido sotto vela e capace di portare molto carico. Ma per il soverchio peso delle artiglierie e dei castelli, per la costruzione troppo massiccia, per la sproporzione tra la parte immersa e quella sovrastante alla linea d'acqua, era poco atto a tenere il mare tempestoso e poco ubbidiente al timone.
Un fortissimo vento di mezzogiorno sul mare di Nettuno, provoca una tempesta tale da impedire davvero ad un bastimento come quello, sia la rotta verso Napoli che quella verso ponente, lasciandogli solo la possibilità di arenarsi puntando la prora verso il lido.

3) Ci sono altri documenti, oltre il manoscritto del 1718, che convalidano la provenienza della statua dall'Inghilterra?

Nel 1959 abbiamo avuto un'interessantissima conferma.
Durante il restauro della statua, sotto il piede destro, emerse un'altra scritta originale in antica e rozza lingua inglese: IU? ARET GRATIOSAS (Voi siete (Madre) di grazie), che, a suo tempo era stata sostituita con l'altra in lingua latina: S. MARIA ORA PRO NOBIS.

4) Da quale città inglese potrebbe essere stata trafugata?
Forse da Ipswich, nel Suffolk.
Nel territorio dell'attuale Parrocchia di San Matteo, sulla strada detta "Lady Lane" (via della Signora) sorgeva un celebre Santuario, secondo per importanza solo a quello di Walsingham. Fu distrutto da Cromwell tra il luglio e il settembre del 1538.
In una sua cappella si venerava una miracolosa Immagine di Nostra Signora delle Grazie, che successivamente, secondo una tradizione locale, alcuni pii marinai sottrassero dalla casa di Cromwell col proposito di portarla a Napoli. Una violenta tempesta li sorprese sul mare di Nettuno, dove lasciarono la sacra Immagine in segno di gratitudine per lo scampato pericolo.
Questa tradizione troverebbe una certa conferma in una lettera di William Lawrence a Cromwell (aprile 1538) rinvenuta nel museo britannico di Londra:
"... Ho espresso il vostro pensiero, per quanto riguarda l'Immagine di Nostra Signora, al mio signore Wendeforth che è stato felice di sapervi in buona salute. Col suo aiuto fu trasportata alla nave così che pochi sapevano dov'era e si salperà non appena il vento sarà favorevole. Voi desideravate che il mio signore Wendeforth sedasse le controversie in atto qui a Ipswich. Prima del mio arrivo aveva agito molto bene in materia. Ora ha ordinato alla corte e ai contendenti di placarsi ed operare nello spirito del vero Vangelo senza insultare o rimproverare alcuno".

Tuttavia la partenza dell'Immagine da Ipswich non sarebbe avvenuta subito, perché in una lettera del 30 luglio 1538, un certo Thomas Thacker scriveva al medesimo Cromwell:
"Ho ricevuto per voi, tramite Frate Agostino, da William Lawrence, l'Immagine di Nostra Signora che era ad Ipswich e che ho depositata nel vostro guardaroba in camera da letto. Non porta nulla addosso, tranne due mezze scarpe d'argento e quattro pietre di cristallo montate in argento.
La casa è in buono stato. Dal vostro recapito di Londra 30 luglio".

Si notino le parole: "...eccetto due mezze scarpe". Anche la statua della Madonna di Nettuno lascia vedere solo metà dei piedi di legno, attualmente ricoperti da due mezzi piedi d'argento. Al tempo della sua permanenza in Inghilterra potrebbe aver portato "due mezze scarpe".
Come si vede si tratta dì semplici indizi, ma ci auguriamo di veder presto premiata la buona volontà e la costanza di molte persone che si stanno interessando a queste ricerche.

 

STORIA DI NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIE

DI OSCAR RAMPONE

Tratto dal libro "Nettuno vista da un giornalista"

Per il mondo cattolico Enrico VIII d'Inghilterra è poco meno del diavolo. Ma, in un certo senso, i nettunesi gli dovrebbero essere grati. Infatti, se non vi fossero state le persecuzioni scismatiche scatenate da quel re, Nettuno non avrebbe oggi, come amatissima patrona, la Madonna delle Grazie.
Com'è noto, Enrico VIII, che regnò dal 1491 al 1547, aveva diversi difettucci, tra cui il pallino della decapitazione, pallino così accentuato che tutti quelli che gravitavano intorno a lui non si sentivano mai la testa salda sulle spalle.
Fu, perciò, un re piuttosto scomodo per i suoi sudditi, ed ancor più per le sue mogli - ne ebbe sei - la. seconda delle quali, Anna Bolena, e la quinta, Caterina Howard, finirono, per l'appunto, senza testa.
E dire che fu proprio per sposare Anna Bolena, per la quale Enrico aveva perduto metaforicamente la sua, che egli ruppe le relazioni col Pontefice. Anche questa è storia arci-nota, ma purtroppo la storia si dimentica facilmente, tanto è vero che io stesso l'ho dovuta rinfrescare con l'aiuto di una enciclopedia, e perciò ve la ricordo.
Papa Clemente VII non gli volle concedere il divorzio da Caterina d'Aragona, figlia di Ferdinando il Cattolico, ed Enrico VIII, dimentico che per il suo trattato contro Lutero e in difesa del cattolicesimo aveva ottenuto dal Papa il titolo di " defensor fidei ", cioè difensore della fede, s'imbufalì e proclamò la separazione della chiesa d'Inghilterra dalla chiesa cattolica. Dopo il divorzio pronunziato da un tribunale ecclesiastico, sposò, nel 1533, Anna Bolena e si fece proclamare dal parlamento capo della chiesa anglicana. Né si fermò qui: confiscò i beni di tutti i conventi e perseguitò i cattolici, che videro le loro chiese incendiate e statue e dipinti religiosi distrutti.
Fra le statue destinate al fuoco, quella di Our Lady of Grace di Ipswich, nel Suffolk, Madonna ritenuta tanto miracolosa che la sua chiesa era mèta di pellegrinaggi. Tra i suoi visitatori più assidui, Thomas Moore, il famoso autore di "Utopia", poi elevato agli onori degli altari. Egli fu cancelliere dello scacchiere di Enrico VIII, ma quando si rifiutò di riconoscere la sua supremazia spirituale, il cancelliere fu cancellato col solito scherzetto della decapitazione.
Thomas Moore descrisse i miracoli di Our Lady of Grace, la cui chiesa fu distrutta fra il luglio e il settembre del 1538. Da allora la Madonna lignea di Ipswich iniziò il suo lungo pellegrinaggio, che doveva concludersi fortunosamente con l'approdo a Nettuno.
Vi furono delle ricerche per accertare se la Madonna delle Grazie di Nettuno provenisse effettivamente da Ipswich, E ciò in seguito al fatto che uno studioso ne aveva trovato traccia in documenti della Biblioteca Vaticana. Tali ricerche vennero ampliate dall'arciprete parroco di Nettuno, mons. Vincenzo Cerri, e proseguite con molto zelo dal dott. J. Docherty di Ipswhich.
Il dott. Docherty si recò appositamente a Londra e, consultando documenti del British Museum, accertò che, nel 1538, Thomas Cromwell, lord cancelliere d'Inghilterra (Enrico VIII fece poi anche a lui il solito scherzo della testa), si interessò alla statua di Our Lady of Grace di Ipswich. È di tale data, infatti, una lettera di un certo William Lawrence,, il quale assicurava che la statua era stata messa al sicuro su di una nave.
Ma, come venne accertato dallo stesso Docherty, non vi rimase. Il 30 luglio successivo, Cromwell venne informato da un certo Thomas Tchaker che William Lawrence gli aveva consegnato la statua e lui l'aveva messa in un guardaroba di casa Cromwell. Aggiungeva che, insieme alla statua, aveva avuto due mezze scarpette d'argento e una " parure di quattro pietre di cristallo montate in argento ".
" Perché le scarpette? " direte voi. Semplice: i devoti baciano, toccano, lisciano, strofinano, per attingere bene ed immunità, e consumano (vedi il piede di San Pietro nella basilica omonima dì Roma).
Pare che Cromwell, ad un certo punto, avesse deciso di dare alle fiamme la statua di Our Lady of Grace ed altre immagini venerate dai cattolici. Esse vennero ammucchiate in un cortile, ma prima che il fuoco attaccasse la catasta, qualcuno trafugò la bella statua, che venne poi affidata ai marinai di un bastimento diretto a Napoli, città religiosissima, allora sotto la corona di Carlo V, quello nel cui regno non tramontava mai il sole.
Il viaggio fu lungo e periglioso, e tuttavia i marinai non temevano, si sentivano protetti da Our Lady of Grace.
Ed ecco che, mentre già pensavano che Napoli non fosse tanto lontana, furono colti dalla tempesta.
Trovarono scampo nell'insenatura di Nettuno. Il giorno dopo, visto che le acque si erano placate alquanto, tentarono di riprendere il viaggio, ma non appena volsero la prua verso sud, il mare si gonfiò, assalì la nave e la respinse.
Tentarono ripetutamente, ed ogni volta dopo aver pregato la Madonna che, tuttavia, non sembrava ascoltarli, perché tutte le volte che tentavano di prendere il largo, il mare s'infuriava e li ricacciava. Tentarono ancora e ancora, fino a quando una montagna liquida travolse la nave.
Ma si salvarono tutti. Senza sapere come, i marinai si trovarono nell'acqua bassa presso la riva, nel punto in cui sbocca il fiumicello Loracina, non lontano da una chiesetta. In mezzo a loro, la statua lignea di Our Lady of Grace galleggiava e si dondolava. Agli scampati il volto della Madonna parve raggiante, ma forse era un riflesso dell'acqua o della loro stessa gioia.
Gridarono al miracolo, poi, riflettendo sull'accaduto, credettero d'indovinare che la Madonna volesse restare a Nettuno, e che avesse scelto proprio quella piccola chiesa.
Così, si rivolsero ai religiosi della chiesetta che erano accorsi in loro aiuto, i quali - inutile dirlo - furono ben lieti di prendere in consegna la statua.
La Madonna aveva scelto Nettuno e, a giudicare da come viene onorata dai nettunesi, la scelta non poteva essere migliore.
Il culto di Our Lady of Grace, che ora si chiamava col nome italiano di Madonna delle Grazie, crebbe talmente che, il 4 aprile 1854, il comune decise di nominarla patrona.
Per capire la venerazione dei nettunesi per la Madonna delle Grazie, è necessario trovarsi a Nettuno verso la fine di aprile, quando la città è in attesa della festa imminente che si svolge dalla prima alla seconda domenica di maggio.
Allora la Madonna entra in tutte le case, mette in faccende le donne e rende felici i bambini. Com'è noto, i bambini hanno bisogno di affermaire la propria personalità, e fanno di tutto per attirare l'attenzione dei grandi. A volte non vi riescono, cosa questa che li contraria e spesso li fa piangere. Ma nell'imminenza della festa non fanno alcuna fatica: la loro trasformazione in angeli e paggetti li mette al centro dell'attenzione generale.
Anche molto eccitate sono un gruppo di ragazze tra le più belle di Nettuno. Sono quelle che indosseranno il magnifico costume tradizionale rosso che secondo alcuni deriverebbe

dai saraceni, i quali invasero molte città litorali italiane tra cui Nettuno. La storia dice che, in seguito alla crociata promossa da papa Giovanni X (915 - 28) e proseguita dal pontefice Benedetto VIII, i saraceni vennero scacciati definitivamente dall'Italia. Da Nettuno fuggirono così precipitosamente, che abbandonarono sulla riva mogli e figli, i quali vennero accolti generosamente e fraternamente ed assorbiti.
II ricco costume delle donne saracene piacque alle signore di Nettuno che l'adottarono. L'indossarono per secoli fino a quando papa Gregorio XIII (1572-85) lo trovò troppo succinto, e ordinò di allungare la gonna ed eliminare il turbante e la generosa scollatura. Ma ci volle del tempo per superare la riluttanza delle signore nettunesi.
Secondo altri, il costume tradizionale sarebbe di origine latina. Io propendo per la prima versione, perché non mi pare che gonna corta, turbante e ampia scollatura trovino riscontro in altri nostri costumi tradizionali.
Latina o saracena che sia la sua origine, quello nettunese resta un costume che desta l'ammirazione generale. Nel 1976, a Lourdes, la processione veniva aperta proprio da un gruppo di ragazze nettunesi in costume tradizionale (priore). Fu una nota nuova che destò vivo interesse. Le giovani applauditissime vennero mitragliate da fotografi e cìneoperatori, e ciò costituì una grossa propaganda per Nettuno.
Alla fine di aprile, la Madonna entra in tutti i discorsi dei nettunesi. Mette al lavoro dozzine di artigiani e per una decina di giorni la città è completamente sua.


Nessuna parte del testo, foto, cartoline e documenti può essere riprodotta e trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti.