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NETTUNO

di DON VINCENZO CERRI

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LA CULTURA DEL
MUSTERIANO PONTINIANO
(di Michelangelo La Rosa)

 

Io parlerò dell'insieme litico della stazione di superficie del "Podere La Rosa" (Borgo S. Maria) e più in generale introdurrò il problema della cultura Pontiniana.

Con il termine di Pontiniano s'intende, genericamente, una particolare facies musteriana caratterizzata dall'uso del ciottolo siliceo. Fu A.C. Blanc che per primo alla fine degli anni trenta propose tale termine affermando...
"questa industria musteriana merita, per le sue particolari caratteristiche di essere distinto con un nome italiano. Inquadrandosi nel Paleolitico litoraneo, che è caratterizzato dall'utilizzazione di ciottoli silicei provenienti da cordoni litoranei fossili delle costiere quaternarie tirreniche, essa si ricollega genericamente alle industrie musteriane. Essa consta di raschiatoi e punte, ottenute da nuclei discoidali, mediante la tecnica della preparazione dei piani di percussione e mediante la frattura diretta di ciottoli silicei, secondo la tecnica producente i frammenti a spicchio di mandarino. Nel suo insieme questo musteriano si distingue per la foggia particolare dei suoi strumenti e dei suoi rifiuti di lavorazione sia dal Musteriano Levalloisiano dell'Europa occidentale, sia dal cosiddetto Musteriano Alpino. Esso trova una rispondenza in una parte dell'industria musteriana della grotta del Castillo in Spagna, dove sono stati ugualmente ricavati strumenti litici da ciottoli di quarzite, provenienti dai prossimi cordoni litoranei. Esso è forse rappresentato nella grotta di Devil's Tower a Gibilterra, associato a resti fossili di Homo neanderthalensis e, probabilmente nella grotta di Talao a Scalea (Calabria). Propongo per questa particolare industria musteriana il termine di Pontiniano. È, infatti, nel litorale pontino (Anzio, Nettuno, Canale Mussolini) che essa è stata primitivamente riconosciuta...>>

Appare chiaro come l'Autore stesso, rilevando la singolarità tipologica e tecnologica di questa industria abbia esteso il termine di Pontiniano a qualsiasi industria su ciottolo. Questo fatto ha generato non poca confusione sul significato da dare al Pontiniano. Il Tozzi alla fine del suo lavoro sull'industria litica pontiniana della grotta di S. Agostino a Gaeta conclude dicendo che il Pontiniano non è una cultura autonoma ma rappresenta piuttosto l'adattamento costiero, molto specializzato, ad un tipo particolare di materia prima di una o più facies musteriane pervenute nel corso del tempo nell'italia centro-meridionale. Egli infatti osservava che al Canale Mussolini il Pontiniano era associato a strumenti levalloisiani, mentre nella grotta di S. Agostino e nello strato 26 della grotta del Fossellone al Circeo la tecnica levallois è assente. Nelle Puglie i manufatti di tipo pontiniano sono associati a strumenti di tecnica levallois nello strato H della grotta delle Mura e a un musteriano di tradizione completamente diversa, con strumenti bifacciali e di tipo "La Quina", negli strati E-D della grotta dell'Alto. A S. Agostino inoltre la maggior parte dei talioni sfaccettati si rileva su schegge tratte da liste di selce, mentre i talloni naturali dominano nei debitage da ciottolo. In definitiva, il Tozzi considera il Pontiniano un puro fenomeno di convergenza, ritenendo che le particolari caratteristiche di questa industria sono dovute soltanto alla materia prima, il ciottolo siliceo (di piccole dimensioni a S. Agostino), a cui i paleolitici, condizionati da una qualsiasi tradizione tecnologica, in tempi e luoghi diversi, si sono dovuti occasionalmente adattare.

Lo studio di M. Taschini, pubblicato postumo a cura di A. Bietti, sull'industria litica di grotta Guattari al Circeo ha permesso, secondo gli Autori, di definire tipologicamente e cronologicamente il Pontiniano. Mediante l'aiuto delle analisi faunistiche, gli Autori attribuiscono, i livelli inferiori (5 e 4) della grotta all'interstadiale Wtirm I-II ed i livelli superiori (2 e 1), con il suolo all'interno della grotta dove fu trovato il celebre cranio neandertaliano classico, al Wùrm II. In considerazione della grande quantità di raschiatori, del valore piuttosto elevato dell'indice Charentiano, dei valori moderati del ritocco Quina e molto bassi degli indici del gruppo III (Paleolitico Superiore) e del gruppo IV (denticolati) nonché degli indici di debitage levallois, gli Autori individuano il Pontiniano come appartenente al grande complesso Charentiano, ed in particolare a quello di tipo Quina. Inoltre, definendo cronologicamente questa particolare facies musteriana, Taschini propone un periodo che va dal Wurm I fino all'interstadio Wurm II-III. Dallo studio su grotta Guattari traspare, fra l'altro, l'esigenza di una analisi paletnologica degli importanti riempimenti della grotta del Fossellone e di grotta Breuil, i quali possono veramente gettare chiara luce sul problema del Pontiniano.

Recentemente Borzatti von Lowenstern e Barsottini dopo aver esaminato accuratamente la tecnica di scheggiatura del ciottolo nelle industrie riferibili al Pontiniano provenienti da numerose stazioni preistoriche di superficie (Vallone Carnevale, Carroceto, Carrocetello, ecc.) dell'Agro Pontino hanno proposto una chiave dicotomica che illustra i processi tecnici e le varie sequenze del distacco a partire dal ciottolo. Secondo questo schema si possono individuare tecnologicamente due diverse modalità di distacco: un tipo dì tecnologia che non prevede preparazione del nucleo e cerca subito la scheggia producendo schegge in genere ricoperte, da cortice per la quasi totalità o per almeno 2/3 della faccia superiore con tallone liscio o sul cortice. Gli strumenti ricavati su questo tipo di scheggia presentano generalmente un ritocco erto scalariforme che ha asportato direttamente parte del cortice o che è stato realizzato su quella piccola parte di scheggia priva di quest'ultimo. Questo tipo di distacco sembra meglio legato alla tecnologia La Quina. Viceversa il complesso tecnologico della seconda tendenza evidenzia una certa disinvoltura nella scheggiatura del ciottolo siliceo pontino: diverse sono le modalità con le quali le genti paleolitiche traggono dal ciottolo numerosi tipi di schegge e questa particolare materia prima non preoccupa più eccessivamente l'artefice preistorico che la sfrutta secondo le varie possibilità. Più specificatamente il gruppo appartenente alla seconda tendenza presuppone un mondo tecnologico levalloisiano. Per Borzatti e Barsottini il significato di Pontiniano è più stretto e più preciso: tale termine va assegnato a quelle particolari industrie nella quali una certa agilità e facilità nell'operare la scheggiatura del ciottolo mostra una notevole specializzazione litotecnica.

Venendo ora ad esaminare il complesso litico del Podere La Rosa vediamo che l'analisi tecnica del debitage ci fornisce dei dati molto interessanti: la distribuzione sul piano cartesiano del rapporto lunghezza/larghezza delle schegge, per esempio, mostra chiaramente che la maggior parte di queste si aggira intorno a valori normali, anche se e presente un gran numero sia di schegge laminari che dì schegge larghe; l'istogramma dei valori lunghezza/spessore rivela un'alta percentuale (circa 80%) di schegge sottili e di medio spessore cadendo così le schegge nei canoni di distacco levallois. Allo scopo di esaminare l'incidenza della presenza o assenza del cortice sulle schegge (ritoccate e non) abbiamo distinto diversi tipi di schegge ed abbiamo osservato che più del 65% dei manufatti litici del Podere La Rosa conserva il cortice; presenti con percentuale rilevante anche le schegge che non evidenziano traccia alcuna di cortice: questo fatto potrebbe indicare una lavorazione abbastanza approfondita del nucleo. Per quanto riguarda le percentuali di utilizzazione dei vari tipi di scheggia, si può notare che più del 40% degli strumenti vengono ricavati su schegge interne senza cortice e il 18% su schegge semicorticali. Utilizzate anche le schegge corticali sia pure in debole quantità. In definitiva si può dire che il modo di scheggiare il ciottolo al Podere La Rosa ha prodotto schegge di diversi tipi e di varie dimensioni (è stato effettuato anche un esame tipometrico) e vengono ritoccate sia schegge completamente coperte sia schegge prive di cortice: in altre parole, è evidente, a nostro avviso, che il cortice non disturba l'artefice pontiniano ed è accettato senza creare problemi. L'esame delle tecniche di distacco è stata poi estesa ai nuclei e anche qui ci sì è accerti di una sorprendente specializzazione tecnologica nel trattare il ciottolo litoraneo delle genti musterine del Podere La Rosa.

Uno sguardo ai talloni dei manufatti ha portato al seguente risultato: l'indice di faccettaggio largo è 31, quello di faccettaggio stretto 21,30, i talloni naturali sono il 35,45%, i talloni lisci sono il 34,1%. L'analisi tipologica poi, condotta secondo il metodo Bordes soprattutto per esigenze di confronto, ha permesso di costruire una curva cumulativa quasi perfettamente sovrapponibile a quella del livello 2 di grotta Guattari che è stato datato, in prima ipotesi, al Wurm II; ma nelle conclusioni del lavoro di grotta Guattari, come abbiamo già visto, viene affermato che il Pontiniano laziale è un Musteriano Charentiano di tipo Quina: gli Autori non hanno ritenuto determinante il significato della tecnica levallois per indicare una fisionornia culturale di una facies del Musteriano. Va riconosciuto, a parer nostro, che il Pontiniano non si esaurisce in un Musteriano levalloisiano e tanto meno in un La Quina. A Podere La Rosa alcuni temi tipologici e tecnici come i nuclei levallois (fra l'altro di piccole dimensioni), le punte levallois ritoccate (di cui una di ottima fattura), le schegge sottili e di medio spessore, i valori dell'angolo fra il piano di percussione e la faccia di distacco della scheggia dei manufatti generalmente spostati verso gli angoli stretti, il ritocco Quina poco rappresentato e quasi mai deciso, danno l'impressione che le genti preistoriche del giacimento del Podere La Rosa avessero dietro di se una grossa tradizione levallois e di tipo La Ferrassie, dalla quale però si distaccarono raggiungendo una certa maturità tecnologica e tipologica nel loro rapporto con il ciottolo.

Comunque le nostre affermazioni devono essere avvalorate o smentite dagli studi sui complessi litici riferibili in senso lato al pontiniano che stanno venendo in luce sempre più numerosi nella pianura pontina grazie all'attività di ricerca del Centro Studi per l'Ecologia del Quaternario; infatti, recentissimamente l'analisi del materiale litico musteriano raccolto nella stazione di superficie del Km. 23 della S.S. 148 Pontina, ha dimostrato chiaramente che non tutto il Musteriano rinvenuto in "territorio pontiniano" (per territorio pontiniano M. Piperno considera la zona compresa tra Palidoro a nord e Gaeta, a sud e limitato ad est dal versante occidentale dei monti Lepini, dal Vulcano laziale e dalla città di Roma) è riferibile al Pontiniano inteso, come abbiamo già più volte detto, come vera e propria facies culturale del musteriano caratterizzata da un'alta specializzazione nella scheggiatura del ciottolo costiero pontino.

Come si può vedere, il problema del Pontiniano deve essere ancora risolto in modo preciso: diversi sono i punti ancora da chiarire, per es. la distribuzione spaziale e temporale di tale fenomeno culturale, l'influenza esercitata sulla tecnologia dalle dimensioni e dalla forma dei ciottoli, ecc. ecc. Interrogativi ai quali gli studiosi cercheranno di rispondere definendo un quadro generale più chiaro sul complesso mondo culturale di questa peculiare facies dell'Agro Pontino.

Michelangelo La Rosa

 

Comune di Pescia - Museo Civico di. Paleontologia, Mineralogia, Archeologia. Relazione tenuta per il 4° Convegno Nazionale di Preistoria e Protostoria, Palazzo del Vicario 8 - 9 Dicembre 84.

 


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

(i numerosi articoli e saggi scientifici che A.C. Blanc ha dedicato al territorio pontino possono ritrovarsi indicativi nell'opera seguente)

M.Zei Preistoria del territorio pontino - quaderni di storia e tradizioni locali a cura del Consorzio per i servizi culturali di Latina - Latina 1982

Segnaliamo inoltre:

Zei M. Un giacimento epigravettiano nell'Agro Pontino a Molella di Sabaudia (Latina) - Rivista di Scienze Preistoriche Vol. XXVIII . Firenze 1973

Zei M. A Sud di Latina la "Capitale" del paleolitico superiore pontino - Latina Turismo n. 12 - Latina 1980

Zei M., Malipieri L., Patriarchi G. La stazione preistorica a ossidiana di Selva Piana (Sabaudia) - Studi per l'Ecologia del Quaternario n.3 - Firenze 1981

Zei M. Esploratore di grotte nei pressi di Sezze Romano - Bullettino di Paletnologia Italiana N.S. VIII, Parte V. Roma 1953

Borzatti von Lowenstern E., Barsottini P. L'industria litica di Vallone Carnevale. Contributo alla conoscenza del Pontiniano - Studi per l'Ecologia del Quaternario n.5 - Firenze 1983

La Rosa M. L'insieme litico pontiniano del Podere La Rosa (Borgo S.Maria, Latina) - Studi per l'Ecologia del Quaternario n.6 - Firenze 1984

Bietti A. Primi risultati dello scavo nel giacimento Epigravettiano finale di Riparo Salvini (Terracina, Latina) - Atti della XXIV Riunione Scientifica a cura dell'istituto Italiano di Preistoria e Protostoria - Firenze 1984

Tozzi C. La grotta di S.Agostino (Gaeta) - Rivista di Scienze Preistoriche vol. XXV, 1, - Firenze 1970

Piperno M. Analyse du sol Mounstérien de la Grotta Guattari au Mont Circè - Quaternaria XIX -Roma 1977

Taschini M. L'industrie lithique de Grotte Guattari au Mont Circè (Latium): definition culturelle, typologique et chronologique du Pontinien - Quaternaria XXI - Roma 1979

Taschini M. La grotta Breuil al Monte Circeo. Per una impostazione dello studio del Pontiniano - Origini IV - Roma 1970

Taschini M. La datation au C14 de l'Abri Blanc (Mont Circè). Quelques observations sur le Mesolithique en Italie - Quaternaria X - Roma 1968

 

 

 

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